L’estate sta finendo, come dicevano in un loro canzone alcuni anni fa, i fratelli Righeira, ma non manca il tempo per segnalare una nuova lettura per concludere al meglio il periodo estivo: “La Freccia Oscura Del Tempo”, di Max Wells, pseudonimo sotto il quale si nasconde un astronomo dell’Osservatorio di Pino Torinese dell’INAF, Massimo Villata.
Il romanzo si basa su una sua teoria sull’antimateria, quale?
Questa teoria ha le sue fondamenta nell’interpretazione che Feynman e Stückelberg diedero dell’antimateria negli anni quaranta: l’antimateria non sarebbe altro che materia comune che va indietro nel tempo. La fisica odierna sembra non distinguere tra le due possibilità, e questo è il motivo per cui tale ipotesi venne presto trascurata. C’è però una fondamentale differenza: se esiste un’altra freccia del tempo, diretta verso il passato, il nostro panorama fisico cambia completamente, ed è denso di conseguenze. Ad esempio, sto per pubblicare i miei risultati su un’analisi delle equazioni della relatività generale, che predice una repulsione gravitazionale tra materia e antimateria. E questo potrebbe spiegare la cosiddetta “energia oscura” che provoca l’espansione accelerata dell’universo.
Nel romanzo si fa anche uso di qualche formula matematica non alla portata di tutti, qual è lo scopo?
Tale uso è molto limitato: le formule, brevi, si contano sulla punta delle dita. Lo scopo è comunicare, anche a chi non le comprende, che si tratta di qualcosa di fisicamente possibile, non pura fantascienza. Se poi uno le comprende, allora lo scopo è raggiunto per intero.
Uno stile un po’ inconsueto, grandi scienziati del passato hanno scritto di fantascienza ma non sono arrivati a tanto, Asimov ad esempio.
Il caso di Asimov (e altri) è un po’ diverso: lui era un biochimico e un divulgatore scientifico. La sua fantascienza, sebbene grandiosa, non si basava su fisica solida, non c’era nulla che potesse essere spiegato in questi termini. Lui ha tenuto separate la divulgazione e la narrativa. Io ho cercato la sintesi delle due.
Quanto può contare la fantascienza nella diffusione della cultura scientifica al grande pubblico?
Potrebbe contare moltissimo. Purtroppo, però, la letteratura viaggia a compartimenti stagni: o divulgazione o narrativa. Un genere nuovo come questo, un “romanzo scientifico”, spaventa gli editori, che non conoscono quale possa essere il target. Che forse è semplicemente la somma dei due.
L’accesso alla rete e alle pubblicazioni on line permetterà a suo parere una maggiore diffusione delle arti e delle scienze?
Sì, ma solo in parte. La rete è sicuramente una fonte di informazione insostituibile. Ma vi è anche una (giustificata) diffidenza. Se voglio un libro di fantascienza, vado in libreria (o su un sito di vendita online) e scelgo un editore o un autore famoso, perché so che quel libro è stato selezionato, c’è una forma di garanzia. Solo ora che il mio libro è in vendita da Feltrinelli comincio ad essere preso in considerazione da un pubblico più vasto.