All’una e trentacinque circa. Ha scelto l’ora di Vinicio Capossela, Philae, per darci la buonanotte. Un arrivederci – guai a chiamarlo addio, l’appuntamento è per l’estate prossima, quando il Sole potrebbe risvegliarlo – fatto d’entusiasmo e di strazio. Seguito in diretta sui social network da tutto il pianeta. Due ore e 17 minuti, tanto è durato l’ultimo collegamento con il lander, che potete rivivere con i suoi vertiginosi alti e bassi anche attraverso i post in tempo reale – e soprattutto attraverso i tantissimi commenti appassionati – apparsi questa notte sulla pagina Facebook di Media INAF.
Dall’euforia iniziale, quando poco prima di mezzanotte il lander ha comunicato di essere miracolosamente riuscito a sollevarsi di qualche centimetro e a voltarsi di 35 gradi, l’umore è rimasto incollato alla curva della tensione – in volt – fornita dalle batterie. Gioia pura alla partenza, quand’ancora sembrava possibile che il riassestamento potesse aver rianimato i pannelli solari. Disperazione e angoscia mano a mano che la differenza di potenziale precipitava verso i 20 volt, la linea d’ombra fra coscienza e coma energetico.
So much hard work.. getting tired… my battery voltage is approaching the limit soon now pic.twitter.com/GHl4B8NPzm
— Philae Lander (@Philae2014) November 14, 2014
Nel mentre, Philae ne ha combinate di tutti i colori. Mettendo in azione ogni possibile strumento – trapano compreso, lo vedremo – e riuscendo, con un ultimo strepitoso colpo di reni, a inviare a Rosetta, dunque a noi e all’umanità intera, tutti i dati raccolti. Esaltazione da parte dei team scientifici, che questa notte hanno stappato champagne. Sconforto fra i singoli, ricercatori e persone comuni, che a quella zampetta da geco, scesa mercoledì da sola nel buio, si erano affezionati come a un essere vivente.
A risentirci, dunque. Forse ad agosto, si spera. Se i raggi del Sole, con la cometa sempre più vicina, riusciranno a stanarlo in quel crepaccio ombroso dov’è rinchiuso. Se i pannelli solari non si saranno nel frattempo coperti di polvere. Se non si risveglia prima, vedi mai, il nostro imprevedibile e tenace robottino.
Ragione e sentimento
Presto però, passata la sbornia d’emozioni, sarà il momento di fare un bilancio. Com’è andata, la missione del lander? Come ha sinteticamente twittato l’ESA, “#WeGotTheData #ScienceSuccess”. Ottimo. A essere prudenti, però, i dati oltre ad esserci devono pure avere qualcosa da dire, perché si possa parlare di successo scientifico. Dunque la risposta sta tutta lì in quegli imperscrutabili pacchetti di telemetria che vedete qui a fianco. Pacchetti sul cui contenuto è ancora presto per fare ipotesi.
«Abbiamo i dati – tutti i dati di house-keeping e i dati da COSAC – ma non abbiamo ancora idea di cosa ci sia dentro», è stato il commento a caldo di Stephan Ulamec, il lander manager di DLR. «Il trapano si è mosso su e giù, ma anche qui, ancora non sappiamo cosa abbiamo». Questa mattina c’è stato uno science meeting fra i responsabili dei vari strumenti a bordo del lander. Un incontro a porte chiuse, com’è normale in questi casi. Bocche cucitissime dunque. Unico indizio per tentare d’intuire qualcosa, i volti nelle poche foto postate su Twitter. Ma sono tutti talmente esausti – e chi non lo sarebbe – da rendere indecifrabile ogni espressione. In attesa, dunque, di qualche Philae-leaks e delle prime comunicazioni ufficiali, proviamo a passare in rassegna i singoli strumenti scientifici con una rapida ricognizione basata sui tweet delle ultime ore.
Cinguettii nella notte
«Abbiamo azionato tutti gli strumenti», ha fatto sapere ESA, «compresi quelli che richiedevano movimenti meccanici, come APXS, MUPUS e il trapano, SD2, progettato per portare campioni nel cuore del lander, agli strumenti Ptolemy e COSAC». Ecco dunque un rapido appello, con i nomi degli strumenti linkati ai rispettivi account Twitter (se presenti), per darvi modo di seguire più facilmente la situazione, in continuo aggiornamento.
- CIVA: autore del celeberrimo “selfie con piede”, aveva già inviato immagini il giorno dell’arrivo.
- ROLIS: suo lo scatto da 40 metri, anche ROLIS aveva già iniziato a lavorare mercoledì.
- SESAME: non ci risulta pervenuto. A lui spettavano analisi fisiche sul suolo di 67P.
- APXS: nessun tweet nemmeno dallo spettrometro X, a parte una scherzosa (speriamo) presa in giro sul fatto che capita a tutti di dimenticarsi di togliere il copri-obbiettivo.
- ROMAP: il magnetometro “conta-rimbalzi” questa notte s’è limitato a ritwittare.
- MUPUS: altro analizzatore di superficie, questa mattina, interrogato su cosa ne pensa della panspermia, ha risposto che «non si può escludere, però ritengo assai più facile creare la vita sulla Terra che su una cometa». Non proprio promettente. Ma negli ultimi minuti pare scatenato, dunque il consiglio è di seguirlo in diretta su Twitter.
- CONSERT: è il tomografo usato per tentare d’individuare il lander, ed è stata sua l’ultima parola, ovvero l’ultima misura effettuata da Philae.
- COSAC: uno dei due laboratori chimici di bordo, è a lui che il trapano ha consegnato il primo campione (forse) acquisito. E ha inviato dati scientifici. Cosa contengano ancora non si sa.
- Ptolemy: è il secondo laboratorio d’analisi presente nel cuore di Philae. Contrariamente a quanto annunciato in conferenza stampa, è stato azionato anche lui, nonostante si sapesse che beve parecchia corrente. È stato proprio Ptolemy a twittare per primo il grafico più nero, quello della tensione che scende. Come COSAC, anche Ptolemy ha inviato dati, dei quali nulla si sa.
- SD2: del mitico “trapano italiano” si sa che la punta è uscita e che è rientrata, come testimoniato dal grafico a triangolo che ha fatto esultare migliaia di followers. Unico “dettaglio” non chiarito è se, rientrando, sia riuscito a portarsi appresso un campione di cometa o meno.
Come dicevamo, in queste ore è tutto in continua evoluzione, dunque se v’imbattete in aggiornamenti interessanti v’invitiamo a condividerli attraverso la nostra pagina Facebook o sul nostro canale Twitter.
E ora?
Questo per quanto riguarda gli strumenti di bordo. Poi, ovviamente, arriverà il momento d’interrogarsi su alcune scelte. Alla luce dell’esito delle batterie, per esempio c’è già chi ha domandato perché non si sia dotato Philae d’un RTG, come quello presente su Cassini. E Ulamec ha spiegato che è stata anzitutto una scelta politica: «Lanciare una sonda con batterie al plutonio a bordo avrebbe comportato considerazioni sul piano della sicurezza e anche su quello politico», ha detto. Aggiungendo che «in Europa la tecnologia per la costruzione di RTG non è molto sviluppata a causa, di nuovo, soprattutto di ragioni politiche». Infine, rimangono ancora aperti i punti interrogativi sul malfunzionamento del razzo sul tetto e degli arpioni che avrebbero dovuto ancorare il lander al suolo.
Insomma, pare proprio che non ci sarà da annoiarsi per nessuno, da qui ad agosto. Sempre che il nostro piccolo grande eroe non decida di farci, già nei prossimi giorni, qualche altra sorpresa. Sarebbe un sogno, che già ci manca.