IL XXXII MEETING AL PLANETARIUM ALTO ADIGE

I planetaristi italiani vanno in Campo

Dal 21 al 23 aprile i rappresentanti dei planetari italiani si ritrovano per fare il punto su tecnologie, nuovi progetti e molto altro al futuristico “Planetarium Alto Adige” di San Valentino in Campo, in provincia di Bolzano, per il meeting organizzato ogni anno dalla PLanIT, l’Associazione dei planetari italiani. Per portare nel modo più suggestivo l'astronomia e le scienze del cielo al grande pubblico

     20/04/2017

L’interno di un planetario. Questa foto in particolare viene dall’interno del Planetario di Roma, purtroppo chiuso da tempo

Come ogni anno i planetaristi di tutta Italia si riuniscono per parlare della loro passione e fare rete. Quest’anno il XXXII incontro dell’Associazione dei planetari italiani si svolgerà nella futuristica struttura del “Planetarium Alto Adige” di San Valentino in Campo, in provincia di Bolzano.

Ma cos’è un planetario? Per chi non ci fosse mai entrato si tratta di un luogo dove una speciale apparecchiatura, chiamata appunto “planetario”, consente di riprodurre in maniera molto efficace il cielo stellato su uno schermo a forma di semisfera. Un’esperienza davvero suggestiva. Se poi i planetaristi sono anche dei bravi narratori e divulgatori scientifici, ecco che il planetario diventa uno strumento di didattica incredibilmente efficace, in grado di affascinare tanto i più piccoli come i grandi.

La sala proiezioni del “Planetarium Alto Adige”, la futuristica struttura che si trova a San Valentino in Campo, provincia di Bolzano e che ospiterà la XXXII edizione del meeting dell’Associazione PlanIT. Crediti: Planetarium Alto Adige

La struttura di San Valentino in Campo, con i suoi circa 12 milioni di pixel di risoluzione, è all’avanguardia nel mondo: 55 ospiti possono partire per un viaggio intorno alla terra e verso pianeti lontani. Soli in pochi planetari in tutto il mondo si può assistere alla proiezione d’immagini in movimento in 3D fulldome (a tutta cupola) come quelle che vengono proiettate al “Planetarium Alto Adige”: con questa tecnologia gli spettatori hanno l’impressione di essere immersi nella realtà proiettata.

Ma, oltre ai fortunati che potranno provare questa fantastica esperienza, ogni anno in Italia sono oltre 300 mila le persone che assistono agli spettacoli proiettati nei 150 planetari sparsi su tutta la penisola, strutture che vanno da cupole di proiezione di 15-20 metri di diametro a cupole gonfiabili di 3 o 4 metri, alla portata di scuole o di associazioni di astrofili. Noi dell’Inaf usiamo spesso i planetari gonfiabili per portare questa meravigliosa esperienza nei festival della scienza a cui partecipiamo e il successo è sempre enorme, ma il nostro Istituto può contare anche su infrastrutture ben più capienti e innovative, come il Planetario dell’Osservatorio astronomico di Cagliari (Oac), nato a supporto dell’attività del dipartimento di outreach dell’Osservatorio, gestito dalla ricercatrice Silvia Casu e di cui è responsabile Sabrina Milia.

Abbiamo fatto qualche domanda a Paolo Soletta, dell’Inaf, che fa parte dello staff del planetario cagliaritano, e che lo presenterà proprio nel corso del meeting PlanIt.

Quali sono le caratteristiche del nuovo planetario in dotazione all’Osservatorio Inaf di Cagliari?

«Il Planetario Inaf-Oac è uno strumento nato a supporto dell’attività del Dipartimento di outreach dell’Osservatorio astronomico di Cagliari. Essendo il Planetario parte di una struttura scientifica pubblica, è stato concepito puntando non tanto sugli “effetti speciali” e sulla “vendibilità” del prodotto, quanto su un sistema completamente digitale solido e collaudato che ci consentisse di fare divulgazione sia di “intrattenimento” sia per la ricerca scientifica vera e propria. Il diametro della cupola è di 10,5 metri, i posti a sedere sono 75 disposti unidirezionalmente, mentre la risoluzione del proiettore è di 2560×1600 pixel, ovvero WQXGA».

Qual è il riscontro che avete dal pubblico, il planetario è uno strumento efficace per comunicare la scienza? E secondo te perché?

«Nonostante l’Osservatorio astronomico di Cagliari si trovi fuori dal centro della città in una zona rurale (e in effetti siamo ospitati nel Campus della Scienza e della Tecnica del Comune di Selargius) la risposta del pubblico è sempre entusiastica. Normalmente apriamo il Planetario sia alle scuole che al pubblico, almeno tre giovedì al mese durante tutto l’anno scolastico, con alcune aperture straordinarie verso Natale e a cavallo dell’estate, magari con serate dedicate all’osservazione del cielo insieme con l’Associazione Astrofili Sardi. In totale sono circa 2mila gli ingressi ogni anno».

Un’immagine di SRT, il Sardina radio telescope situato a San Basilio, vicino Cagliari.

Che cosa ha di speciale il Planetario dell’Osservatorio astronomico di Cagliari, mi riferisco in particolare al fatto che in contemporanea l’Oac gestisce una delle antenne radio-astronomiche più avanzate al mondo: il Sardinia radio telescope di San Basilio.

«Il Planetario è stato pensato, almeno in parte, in una prospettiva di divulgazione “diretta” della scienza che l’Osservatorio stesso produce e che aumenterà costantemente in futuro. Tale scienza sarà resa possibile grazie al fatto che l’Osservatorio Astronomico di Cagliari gestisce il Sardinia radio telescope, una delle antenne radioastronomiche più avanzate del mondo. Le osservazioni scientifiche vere e proprie (dunque, non solo sperimentali)  sono cominciate nel 2015, per cui possiamo dire di essere solo all’inizio di una nuova fase scientifica che necessiterà di ulteriore tempo per essere “tradotta” in contenuti multimediali adatti al pubblico. Non sappiamo ancora quando, ma possiamo stare certi che in tempi non troppo lontani, il Sardinia radio telescope, e soprattutto i suoi risultati scientifici, saranno i protagonisti di uno dei nostri spettacoli».

Interni della struttura che ospita il “Planetarium Alto Adige”.
Crediti: Planetarium Alto Adige

Oltre a Paolo Soletta nel corso della tre giorni di eventi per l’Inaf sarà presente Sandro Bardelli, ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Bologna, che presenterà insieme a Walter Riva, dell’Osservatorio Astronomico del Righi di Genova,  il progetto PRISMA: Prima Rete Italiana di Sorveglianza sistematica di Meteore ed Atmosfera. Un progetto di citizen science per lo studio delle meteore, delle meteoriti e dei fenomeni dell’alta atmosfera con una rete di telecamere all-sky, il cui coordinatore nazionale è Daniele Gardiol dell’Inaf Osservatorio Astrofisico di Torino. Anche alcuni planetari partecipano infatti al progetto.

Il convegno è organizzato da PlanIt, l’Associazione dei planetari italiani, che rappresenta il nostro Paese presso l’International planetarium society, il massimo organismo mondiale in questo campo. A PlanIt possono aderire non solo operatori di Planetari ma anche astrofili, che magari vorrebbero realizzare un piccolo planetario “di zona”, insegnanti e semplici curiosi delle scienze del cielo. Per veder il cielo davvero da vicino.

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