Dista da noi circa 13 mila anni luce e ha un’età compresa tra i 3 e i 5 milioni di anni l’ammasso stellare Westerlund 1, uno tra gli affascinanti oggetti stellari studiati dal progetto Extended Westerlund 1 and 2 Open Clusters Survey (Ewocs), guidato da Mario Giuseppe Guarcello dell’Inaf di Palermo.
Chandra ha osservato l’ammasso per circa dodici giorni e, combinando le sue osservazioni in banda X con quelle in ottico di Hubble, è stato possibile rivelare nuovi dettagli utili a comprendere l’ambiente che circonda le sue stelle in formazione e la loro evoluzione. Osservando l’immagine composita di Westerlund 1, infatti, è possibile notare ai raggi X (in bianco e rosa) alcune giovani stelle, nonché gas riscaldato diffuso in tutto l’ammasso – che mostra in ordine di temperatura crescente il gas colorato in rosa, verde e blu. Molte delle stelle riprese da Hubble appaiono come punti gialli e blu.
L’immagine viene analizzata in uno studio guidato dallo stesso Guarcello pubblicato lo scorso febbraio su Astronomy & Astrophysics.
Attualmente nella nostra galassia si formano solo una manciata di stelle ogni anno, ma in passato – circa 10 miliardi di anni fa, secondo i ricercatori – la Via Lattea produceva dozzine o centinaia di stelle all’anno. Gli astronomi ritengono che la maggior parte di questa formazione stellare abbia avuto luogo in massicci ammassi di stelle – o “super ammassi stellari”: proprio come Westerlund 1.
Ma gli ambienti di formazione stellare non sono tutti uguali, spiega Guarcello a Media Inaf. «Queste regioni stellari possono avere ambienti completamente diversi, ambienti che possono influenzare sia il processo di formazione di stelle e pianeti, sia le primissime fasi evolutive delle stelle. Molta della nostra conoscenza sul processo di formazione stellare viene dalle regioni vicine al Sole, che però sono di massa piccola. In queste regioni non è possibile testare gli effetti degli ambienti massicci, in particolare quelli legati alla presenza di stelle di grande massa o ad alte densità stellari».
Secondo i ricercatori, sono pochi i super ammassi di stelle che esistono ancora nella nostra galassia, e offrono indizi importanti sull’antica era in cui si è formata la maggior parte delle stelle della Via Lattea. Westerlund 1 è il più grande di questi super ammassi stellari rimasti: contiene una massa compresa tra 50mila e 100mila soli. Queste qualità rendono Westerlund 1 un obiettivo eccellente per studiare l’impatto dell’ambiente di un super ammasso stellare sul processo di formazione di stelle e pianeti, nonché sull’evoluzione delle stelle su un’ampia gamma di masse.
Prima del progetto Ewocs, Chandra aveva rilevato in Westerlund 1 1721 sorgenti luminose. Questo nuovo set di dati ha registrato quasi seimila sorgenti in raggi X, comprese le stelle più deboli con masse inferiori a quella del Sole. Di queste, 1075 stelle sono state rilevate da Chandra molto vicine al centro dell’ammasso, entro i quattro anni luce. Ciò offre agli astronomi la possibilità di studiare una nuova popolazione stellare. Per dare un’idea di quanto sia affollato, quattro anni luce rappresentano circa la distanza tra il Sole e Proxima Centauri, la seconda stella più vicina alla Terra.
«Sono vari i motivi per cui questo è interessante», conclude Guarcello. «Mi piace pensare che queste regioni di formazione stellare siano oggi rare nella Via Lattea a differenza di quando la nostra galassia attraversava epoche di intensa formazione stellare dopo eventi di merging».
L’emissione diffusa osservata nei dati Ewocs rappresenta la prima rilevazione di un alone di gas caldo che circonda il centro di Westerlund 1, che gli astronomi ritengono sarà cruciale per valutare la formazione e l’evoluzione dell’ammasso e per fornire una stima più precisa della sua massa.
Per saperne di più:
- Leggi su Astronomy & Astrophysics l’articolo “EWOCS-I: The catalog of X-ray sources in Westerlund 1 from the Extended Westerlund 1 and 2 Open Clusters Survey” di Guarcello, M. G., et al.