Una vera e propria miniera di ghiaccio si nasconde nei crateri di cui è crivellata la zona vicina al polo nord della Luna. C’è buio pesto e fa freddissimo. Non batte mai il Sole in questa regione subpolare, e le temperature sono bassissime, intorno ai -248 °C, peggio che su Plutone. È qui che si trovano almeno 40 piccoli crateri stracolmi di acqua gelata. Così risulta dalle osservazioni del radar Mini-SAR della NASA, a bordo della sonda indiana Chandrayaan-1. Dentro questi depositi, le cui dimensioni variano dai 2 ai 15 chilometri di diametro, sarebbe intrappolato qualcosa come 600 milioni di tonnellate di ghiaccio. Per rendere l’idea, è una quantità sufficiente ad alimentare i motori per il lancio di uno Space Shuttle al giorno per i prossimi 2.200 anni. “Si tratta prevalentemente di acqua ghiacciata pura, sotto lo strato di polvere (regolite) disidratata che ricopre la superficie lunare”, ha spiegato Paul Spudis, PI dell’esperimento Mini-SAR. “Il quadro che emerge da queste molteplici osservazioni indica che la migrazione, il deposito e la ritenzione di acqua sono processi attivi sulla Luna”.
La scoperta, descritta sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters, rafforza le recenti analisi della missione LCROSS della NASA, che ha bombardato il nostro satellite rilevando molecole di idrocarburi e vapore acqueo. Si riapre così la partita di una futura esplorazione umana sul nostro satellite. “Ora la sostenibilità della presenza umana sulla Luna diventa possibile”, esultano gli scienziati presso il Lunar and Planetary Institute di Houston. “I risultati di questi mesi stanno completamente rivoluzionando la nostra visione della Luna”.
Più cauta Angioletta Corradini, direttrice dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario (INAF-IFSI) di Roma: “Se i dati del radar saranno confermati, si tratta di una scoperta estremamente affascinante dal punto di vista scientifico. Sarebbe la prova che nei suoi 4,6 miliardi di anni di vita la Luna è stata bombardata da oggetti contenenti acqua. Si tratterà quindi di studiare, attraverso i rapporti isotopici, la provenienza del ghiaccio incamerato dai crateri. Potrebbe arrivare dalle comete, da asteroidi o altri oggetti nel sistema planetario. È invece prematuro considerare questi depositi di ghiaccio come ‘cisterne’ per eventuali rifornimenti di acqua. Sono regioni difficilmente accessibili ed estremamente impervie. I crateri non sono rubinetti”.