È rimasta sola a sguazzare in una sconfinata distesa di materia oscura e gas incandescente. Delle galassie più piccole, che un tempo le bazzicavano dintorno, nemmeno l’ombra. ESO 306-17 è una galassia ellittica, molto estesa e luminosa che si trova a mezzo miliardo di anni luce, nel cielo sud. Sarebbe l’esempio più estremo di cannibalismo galattico, il fenomeno gravitazionale per cui gli ammassi stellari più grandi divorano quelli più piccoli. Ci sono evidenze che anche la Via Lattea abbia ingurgitato numerose piccole galassie che vagavano a distanza troppo ravvicinata. Tuttavia ESO 306-17 ha superato ogni ingordigia. Non si è saziata finché non ha catturato l’ultima stella nelle sue vicinanze e ora è completamente isolata.
Apparentemente, l’immagine scattata dall’Hubble Space Telescope nel novembre 2008 mostra ESO 306-17 circondata da altre galassie, in basso a sinistra. In realtà – spiegano gli astronomi della NASA e dell’ESA – è un effetto ottico per la bidimensionalità della foto. Questi cluster si trovano in primo piano, mentre ESO 306-17 è molto più distante, immersa in una landa desolata di gas e materia oscura.
In generale, le galassie vengono viste come ‘socievoli’, si raggruppano e spesso interagiscono fra loro. Invece, da questa immagine emerge che alcune galassie sono prepotenti e solitarie. Gli astronomi che indagano sullo “strano caso dei vicini scomparsi” di ESO 306-17 sperano di individuare galassie nane ultracompatte nei suoi dintorni, versioni in miniatura delle galassie nane che, a causa dell’interazione con la prepotente vicina, hanno conservato solo un nucleo di stelle unite in maniera molto stretta. La maggior parte delle nane ultracompatte scoperte finora si trovano intorno a galassie ellittiche giganti e sarebbe interessante ricercarle intorno al gruppo fossile, molto antico, di ESO 306-17.