Nella Nebulosa di Orione c’è un tesoro nascosto di molecole prebiotiche che potrebbero aver contribuito alla nascita della vita sulla Terra. L’eccezionale scoperta è stata possibile grazie al sensibilissimo spettrografo HIFI (acronimo di Heterodyne Instrument for the Far Infrared) di Herschel, il gigantesco telescopio infrarosso dell’ESA. Lo strumento HIFI, tornato pienamente operativo dopo il black-out che lo ha messo temporaneamente fuori gioco, ha rilevato l’impronta chimica di molecole organiche che rappresentano alcuni dei mattoni fondamentali di cui sono fatti gli esseri viventi.
La scoperta supporta una delle teorie più affascinanti sull’origine della vita sulla Terra, secondo la quale alcune molecole provenienti dallo spazio, analoghe a quelle rinvenute nella nebulosa di Orione, avrebbero innescato i processi chimici che, circa 3 miliardi e mezzo di anni fa, hanno portato alla nascita del primo organismo vivente. “È un passo avanti nella comprensione del mistero che accompagna la storia dell’umanità dalla notte dei tempi”, commenta Paolo Saraceno (Ifsi-Roma) responsabile italiano di Herschel.
La Nebulosa di Orione è una regione relativamente vicina alla Terra dove si osserva un’intensa attività di formazione stellare che illumina la nube rendendola il luogo ideale per studiare i complessi processi chimici che avvengono nello spazio interstellare. Setacciando lo spettro ottenuto da HIFI, gli astronomi hanno trovato numerosissime molecole organiche, dalle più comuni come acqua, monossido di carbonio, metano, sino a formaldeide, etere dimetilico, acido cianidrico, ossido e biosossido di zolfo e numerosissimi isotopi. L’elaborazione dei dati è ancora in corso e numerose nuove molecole saranno probabilmente scoperte in futuro.
HIFI (uno dei tre strumenti a bordo di Herschel, insieme a PACS e SPIRE) ha trovato in Orione un vero tesoro nascosto che gli scienziati stanno esaminado. Edwin Bergin della University of Michigan, PI del programma HEXOS di Herschel ha dichiarato: “ Terminata l’analisi, HIFI, ci offrirà una comprensione molto più profonda della chimica del mezzo interstellare di quella che oggi abbiamo”.
“La straordinaria sensibilità e l’altissima risoluzione spettrale di HIFI permettono di studiare una chimica che sino ad oggi era sconosciuta perché inaccessibile ai telescopi terrestri, a causa dell’assorbimento atmosferico nell’infrarosso”, specifica Saraceno. “HIFI è uno strumento straordinario che lavora in un intervallo spettrale sino ad oggi inesplorato. Uno strumento che ha richiesto più di 10 anni di lavoro dei migliori istituti di ricerca europei e americani e un investimento di oltre 100 milioni di euro. I risultati mostrano che ne è valsa la pena”.