Anche i buchi neri, un tempo, sono stati bambini. Gli oggetti mostruosamente densi che albergano al centro delle galassie attive e sono circondati da una ciambella vorticosa di gas e polvere, non hanno sempre avuto queste fattezze (non che i buchi neri siano direttamente osservabili, ma la loro presenza è rilevabile attraverso la distorsione dello spazio-tempo prodotta dalla gigantesca massa).
Un gruppo internazionale di astronomi ha potuto osservare per la prima volta buchi neri appena nati, i buchi neri dell’Universo primordiale. Ad adocchiarli è stato il telescopio spaziale Spitzer della NASA, nel cuore di quasar estremamente distanti, a 13 miliardi di anni luce dalla Terra. In pratica, è come se gli scienziati fossero riusciti a visionare un video ripreso 13 miliardi di anni fa, circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang. In queste immagini, risalenti agli albori dell’Universo, si vedono due buchi neri primitivi, i più piccoli mai osservati, nel cuore di giovanissime galassie in piena formazione stellare.
Si chiamano J0005-0006 e J0303-0019. Seppur neonati, sono già incredibilmente massivi, pari a 100 milioni di soli. Ma a differenza dei buchi neri che conosciamo oggi, cinti da un anello di accrescimento di materia, i buchi neri baby appaiono “immacolati”. Crescendo, non saranno mai più puliti. Tutt’intorno a loro, non si scorge neppure un granello di polvere, lo spazio è completamente lindo. Solo gas incandescente. Fuoco senza fumo.
È la prima conferma sperimentale di quanto gli scienziati teorizzavano da tempo: ovvero, che il cosmo era originariamente “dust-free”. Non era passato ancora abbastanza perché le molecole si coagulassero a formare particelle di polvere. “Abbiamo scoperto quella che probabilmente è stata la prima generazione di quasar, nate in un mezzo interstellare privo di polvere”, ha detto Linhua Jiang, ricercatrice della University of Arizona e primo autore dell’articolo pubblicato su Nature. “Il gas che circonda e viene risucchiato dal buco nero emette un’enorme quantità di luce, rendendo visibili quasar che letteralmente si trovano ai confini dell’Universo osservabile”.