Si chiama SCRAT, come il simpatico animaletto dell’Era glaciale. Il nome è l’acronimo inglese di “Spherical Compact Recharegable Air Thruster”, ovvero propulsore ad aria sferico, compatto e ricaricabile. È un prototipo che sta nascendo presso l’Università di Padova, nei laboratori del Centro interdipartimentale studi e attività spaziali (Cisas). A inventarlo sono stati 7 ragazzi universitari (di cui cinque studenti in Ingegneria aerospaziale, uno di Scienze astronomiche e un dottorando della Scuola di Scienze, tecnologie e misure spaziali di Padova).
Il progetto è stato selezionato dall’ESA, l’Agenzia spaziale europea, tra molti altri concorrenti nell’ambito del programma Rexus-Bexus, con il supporto di Esa, Ente spaziale tedesco e svedese, che offre agli studenti la possibilità di partecipare a una vera e propria missione spaziale su pallone stratosferico (BEXUS) o un missile (REXUS).
Il minipropulsore italiano, a emissioni zero, alimentato ad aria ed energia solare, volerà il prossimo ottobre sul pallone stratosferico Bexus che sarà lanciato da una base nella Svezia del Nord. In questi giorni sono iniziati i primi test di laboratorio e prossimamente la “sfera” sarà presentata nella sede Esa di Noordwjik, in Olanda.