Gratta gratta, salta fuori che forse nemmeno gli stessi Maya consideravano il 21 dicembre 2012 una data così funesta. Eppure i dubbi millenaristici su cosa potrebbe accadere dilagano ovunque, dal web ai salotti televisivi, tv pubblica in testa. A sgombrare il campo da teorie pseudoscientifiche, e a fugare timori immotivati, è da poco uscito in libreria un volumetto scritto da un astronomo, esperto in asteroidi (ne ha scoperti una quarantina), dell’INAF-Osservatorio astronomico di Torino: Walter Ferreri. La verità sul 2012, questo il titolo (edizioni La Zisa, pp. 122), affronta uno a uno i temi che circolano attorno alla fatidica data, smontandoli con gli strumenti della scienza e con richiami al buon senso. Lo abbiamo intervistato.
Perché proprio il 21 dicembre 2012? Che dicevano, i Maya?
Ne parlano in un’unica stele, trovata nello stato messicano del Tabasco. Ma vi fanno riferimento semplicemente come alla fine d’un periodo, come per noi il 31 dicembre è la fine di un anno. Non lo interpretavano, dunque, in senso negativo. Tantomeno come la fine del mondo. Addirittura, in un’altra loro stele, si trova scritto che dovrebbero celebrare un anniversario dell’ascesa al trono del re Pacal prevista per il nostro anno 4000, o giù di lì. Quindi, supponevano comunque la continuità del calendario.
Eppure molti si preoccupano, o almeno così lasciano intendere. Di sicuro si appassionano al tema. Perché, secondo lei? Forse ne abbiamo bisogno?
Temo che sia proprio così. C’è il bisogno di credere in qualcosa d’irrazionale. L’essere umano è in gran parte irrazionale, e la nostra emotività ne è testimonianza.
Come fare, allora, per convincerci che non c’è nulla da temere?
Basta pensare che la fine del mondo è già stata predetta più volte. E ogni volta chi l’ha profetizzata è stato clamorosamente smentito. Nel caso del 2012 non c’è nemmeno l’allineamento dei pianeti, tanto caro ad alcuni: anzi, saranno molto sparsi. Non è previsto alcun avvenimento astronomico particolare, strano o insolito, se non il passaggio di Venere davanti al Sole, che però si verificherà il 6 giugno. E non sarà altro che un bello spettacolo.
Anche per quanto riguarda gli asteroidi possiamo stare tranquilli?
Effettivamente c’è una remota possibilità che Apophis possa colpirci, ma stiamo comunque parlando del 2036. In ogni caso si tratta di un oggetto molto piccolo, e ci sono due aspetti importanti da sottolineare. Anzitutto, nel caso estremamente improbabile che dovesse impattare la Terra, farebbe un danno in una regione molto circoscritta, circa un centesimo della superficie italiana. Secondo, l’eventualità che ciò avvenga è davvero remota, attualmente si parla di meno di una probabilità su centomila.
Quali gli obiettivi del suo libro, La verità sul 2012?
Ho passato in rassegna i vari temi, mostrando che non c’è da preoccuparsi. Neppure per il massimo solare, che avrebbe dovuto essere nel 2012, visto che il periodo è mediamente di 11 anni e l’ultimo è stato nel 2001. Ma i catastrofisti sono stati smentiti anche su questo, perché il Sole è in ritardo con il suo ciclo, così che ora il massimo cade nel 2013. Dunque, non ci sarà nemmeno l’appiglio all’eventualità che le eruzioni solari possano disturbare i nostri mezzi di comunicazione.
Per ascoltare l’intera intervista:
[audio:https://www.media.inaf.it/audio/walter-ferreri.mp3|titles=Intervista a Walter Ferreri]