Un’altra, prestigiosa medaglia si aggiunge alla lunga lista di riconscimenti collezionati dalle missioni Herschel e Planck, i due satelliti dell’ESA partiti insieme il 14 maggio 2009 per poi dividersi poco dopo la partenza alla ricerca di notizie dall’Universo nell’infrarosso e dall’Universo bambino. L’ultimo riconoscimento arriva dall’Associazione francese per l’Aeronautica e l’Astronautica (AAAF) che proprio oggi a Parigi, presso il Salone dell’Aeroclub Francese, ha assegnato lo Special Grand Prix 2010 ai team internazionali delle due missioni, tra cui si conta un’importante partecipazione italiana dell’INAF e dell’ASI. Il premio è conferito ogni anno ai gruppi che più hanno segnato il progresso della scienza e dell’esplorazione spaziale. E non c’è dubbio che, da quando hanno raggiunto il punto lagrangiano L2 a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, Planck e Herschel siano diventati due occhi privilegiati per gli astronomi attraverso i quali guardare lontano e in profondità. Nello spazio e nel tempo.
Herschel, un vero e proprio fuoriclasse dello spazio, è il più grande telescopio mai mandato in orbita con il suo specchio da 3,5 metri di diametro. E non è l’unico primato: è anche il primo osservatorio spaziale a coprire lo spettro elettromagnetico compreso tra 55 e 672 micron (infrarosso lontano e submillimetrico) e il primo a vedere al di là della coltre di nebbia cosmica che oscura le regioni galattiche ed extragalattiche dove nascono le stelle. La partecipazione italiana alla missione comprende la realizzazione della Digital Processing Units (DPU) e del software di bordo dei tre strumenti, la realizzazione della parte ottica di Wide Band Spectrometer di HIFI, la calibrazione dello spettrometro di PACS, la partecipazione ai tre Instrument Control Center (ICC) e la partecipazione alla preparazione del programma osservativo e delle procedure di analisi dei dati. Attività coordinate dall’INAF-IFSI di Roma.
Planck, dal canto suo, è la più sofisticata macchina del tempo mai realizzata dall’uomo: ha rimesso indietro le lancette dell’Universo fino all’alba del tempo, pochi istanti dopo (380 mila anni) la grande esplosione da cui tutto ha avuto origine. Reno Mandolesi, PI dello strumento LFI a bordo di Planck e direttore dell’INAF-IASF di Bologna sì è detto soddisfatto non solo del premio, ma soprattutto del lavoro del gruppo e del funzionamento da “orologio svizzero” del satellite Planck.
Soddisfazione condivisa dall’ASI che ha finanziato i due progetti: “Questo premio non è che l’ultimo riconoscimento in ordine di tempo dell’eccellenza di Herschel e Planck, due missioni che l’ASI ha sostenuto e sostiene con convinzione, ed è frutto di un grande lavoro di squadra della comunità scientifica italiana”, ha commentato Piero Benvenuti, membro del Cda dell’ASI. “L’ASI è in particolare orgogliosa dello strumento LFI su Planck, di cui l’Italia ha la responsabilità scientifica. Possiamo già dire che lo strumento fornisce immagini di altissima qualità, anche se l’analisi dei dati richiederà ancora molti mesi. Ci auguriamo che il lavoro degli scienziati su entrambe le missioni continui a lungo con lo stesso successo”.