Una maxi rete di 25 mila piccole antenne (fino a due metri di diametro) collegate in fibra ottica e sparse su vari paesi europei. È LOFAR, il LOw Frequency ARray, il più grande radiotelescopio del mondo con una superficie ricevente complessiva di mille chilometri di diametro. LOFAR è stato inauguarato sabato 12 giugno presso Exloo, in Olanda, alla presenza della regina e circa 700 partecipanti da ogni angolo del globo.
Portato avanti inizialmente dalla collaborazione fra ASTRON e Università olandesi, LOFAR è diventato un progetto europeo, un enorme network di ricevitori di onde radio organizzati in stazioni: 36 in Olanda, 5 in Germania e 3 stazioni nel Regno Unito, Francia e Svezia, collegate fra loro tramite fibre ottiche ad altissima capacità. “Con le sue dimensioni su scala Europea LOFAR servirà una grande comunità di astronomi che studieranno l’Universo alle più lunghe lunghezze d’onda accessibili dalla Terra”, commenta Rene Vermeulen, direttore dell’osservatorio radioastronomico presso ASTRON. “Ovviamente speriamo che in futuro altri paesi potranno unirsi al progetto” ha dichiarato Mike Garrett, direttore di ASTRON, “lo scopo è quello di migliorare ulteriormente le capacita’ di LOFAR”.
I primi risultati ottenuti nella fase di commissioning del telescopio sono stati presentati alla conferenza “A new golden age for radio astronomy” che si e’ tenuta nei pressi di Assen dal 10 al 14 giugno e alla quale hanno partecipato circa 150 scienziati. “Siamo molto eccitati da questi primi risultati che, se pur preliminari, mostrano tutte le potenzialità dello strumento che promette enormi progressi in diversi campi dell’astrofisica e cosmologia”, ha dichiarato Gianfranco Brunetti dell’Istituto di Radioastronomia IRA-INAF , membro del “core team” del Survey Key Project di LOFAR. “La comunità italiana ha grandi competenze astrofisiche nei vari filoni di ricerca che verranno rivoluzionati dai risultati di LOFAR e grazie a ciò alcuni scienziati italiani sono coinvolti in collaborazioni scientifiche con LOFAR a diversi livelli”, prosegue Brunetti.
“Sarebbe importante trovare le risorse per installare una stazione LOFAR anche in Italia”, commenta Luigina Feretti direttore dell’IRA-INAF, “infatti non va dimenticato che LOFAR è una grande avventura tecnologica e scientifica sul percorso verso SKA, progetto a più lungo termine nel quale INAF è attivamente coinvolto”.