Questa mattina, mentre 500 mila studenti alle prese con la prima prova dell’esame di maturità si misuravano con la domanda delle domande, se siamo soli nell’Universo oppure no, dall’ESO arrivava una notizia che avrebbe potuto suggerire una risposta scientifica a quanti hanno scelto di sviluppare la traccia sugli “UFO”. L’ESO ha infatti dato proprio oggi, per una curiosa coincidenza, il via libera alla costruzione dello strumento ESPRESSO che cercherà pianeti simili alla Terra in altri sistemi solari. Un progetto internazionale che coinvolge l’ESO con Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Portogallo, vede l’INAF coinvolto con due centri: l’Osservatorio Astronomico di Trieste e l‘Osservatorio Astronomico di Brera.
“Per secoli l’uomo ha cercato risposte esoteriche, filosofiche o fideistiche alla questione della vita extraterrestre. Ma la scienza ha gli strumenti, e ne sta sviluppando di sempre più sofisticati come ESPRESSO, per cercare risposte fondate”, afferma Stefano Cristiani, direttore del OA Trieste al quale abbiamo chiesto di mettersi nei panni di un ragazzo di quinta superiore e cimentarsi con il quesito della traccia ministeriale. “Sappiamo che esistono 100 miliardi di galasse, ognuna delle quali ospita 100 miliardidi stelle. Siamo in grado di stimare quante sono le stelle simili al Sole e quanti i sistemi planetari con pianeti abitabili. Per il calcolo delle probabilità è difficile pensare di non avere, o aver avuto, altri coinquilini nell’Universo. L’astrobiologia sta facendo grandi sforzi e progressi per confermarlo. ESPRESSO – prosegue Cristiani – porterà un grande aiuto. E’ uno spettrografo sofisticato che verrà installato sul Very Large Telescope, in Cile e consentirà di effettuare osservazioni superstabili di pianeti rocciosi extrasolari nella Via Lattea. Siamo sulla strada per arrivare nei prossimi decenni ad avere la risposta”.
“Si tratta – aggiunge Filippo Zerbi – responsabile ddi tecnologie ottiche e infrarosse dell’Osservatorio di Brera – del primo passo per dare la caccia a pianeti simili al nostro. Finora, grazie allo straordinario spettrografo HARPS montato all’Osservatorio ESO di La Silla, in Cile, siamo riusciti a scoprire centinaia di esopianeti, la maggior parte dei quali, però, delle dimensioni simili a Giove. ESPRESSO è il primo passo per raffinare la ricerca e trovare quelli simili alla Terra. La questione della grandezza del pianeta non è secondaria, è determinante per la formazione di un’atmosfera che crei le condizioni ambientali e climatiche ideali per lo sviluppo della vita. Certo – concorda Zerbi sull’ipotesi di forme aliene – se fossimo soli, l’Universo sarebbe un enorme spreco di spazio! Credo sia impossibile pensare la vita si sia sviluppata esclusivamente su questo ammasso di roccia orbitante intorno a una tra miliardi di miliardi di stelle. Tutt’altro paio di maniche, però, è entrare in contatto con altre forme di vita sia per le distanze galattiche e intergalattiche, sia per l’intersezione dei tempi della nostra civiltà con quella ipotetica aliena”.
Uno dei metodi scientifici per cercare indicazioni di vita extraterrestre è quello di ricercare le condizioni ottimali. “ESPRESSO non troverà certo ET, ma ci permetterà di stanare i pianeti effettivamente abitabili, dando il via a ulteriori ricerche di segnali di vita vegetale o animale, per esempio attraverso le bande dell’ozono e del metano”, prosegue Zerbi, referente del gruppo di Brera che per ESPRESSO ha avuto la responsabilità del disegno ottico dello strumento e del sistema di front-end di interfaccia tra VLT e lo spettrografo.
Trovare altri pianeti è un’impresa eccezionale per gli astronomi. Infinitamente più difficile di scorgere le stelle in pieno giorno. Come farà ESPRESSO a visualizzare, indirettamente, una terra lontana? Attraverso l’effetto di elastico gravitazionale del pianeta sulla sua stella”, spiega Cristiani, responsabile del gruppo triestino con la responsabilità del controllo elettronico dello strumento. “In altre parole questo spettrografo, di altissima precisione, è in grado di registrare le minime variazioni di velocità indotte per effetto della forza di gravità dal pianeta sulla sua stella. Per effetto di questo tira e molla, la stella rallenta o accelera di pochissimo. ESPRESSO è in grado di misurare una variazione di velocità di 10 centimetri al secondo”.
ESPRESSO entrerà in funzione nel 2014 e sarà il primo strumento ad analizzare la luce raccolta da tutti e quattro gli occhi di VLT, come se questo fosse un unico telescopio da 16 metri di diametro. Almeno finché non vedrà la luce il telescopio gigante E-ELT. Dove sarà allestito il degno successore di ESPRESSO, chiamato CODEX. I giochi sono appena iniziati.
Leggi il comunicato stampa dell’Osservatorio Astronomico di Trieste su ESPRESSO