È oblungo, di colore scuro e butterato di crateri. Un asteroide sopravvissuto alla violenta nascita ed evoluzione del Sistema Solare, che porta sulla roccia i segni degli impatti subiti nel corso della sua lunga esistenza tra le stelle (4,5 miliardi di anni). Così appare Lutetia nelle prime, nitide immagini scattate dalla sonda Rosetta che sabato sera ha intercettato il pianetino lungo la sua rotta. Lutetia, tra i corpi più antichi del Sistema Solare, è il più grande asteroide mai visitato da un veicolo spaziale.
È stato un incontro fugace, il fly-by: tutto è durato appena un minuto, il tempo di guardarsi da vicino e dirsi addio per sempre. Rosetta ha sorvolato Lutetia a una velocità di 15 chilometri al secondo, velocità che permetterebbe di andare da Genova a Palermo in un minuto, fino alla distanza minima di 3.126 chilometri. In questo lasso di tempo, la camera Osiris a bordo di Rosetta (alla quale ha collaborato anche l’Università di Padova) ne ha approfittato per scattare immagini e inviarle a Terra, mostrandoci particolari di 60 metri visibili sulla superficie e di pochi metri in alcune regioni. Anche gli altri strumenti si sono messi al lavoro per l’evento: i dati raccolti serviranno a spiegare la natura di questo corpo celeste che per certi aspetti assomiglia a un asteroide di tipo C, carbonioso, e per altri a un asteroide di tipo M, metallico.
Intanto, le riprese della sonda dell’ESA hanno chiarito che Lutetia ha la forma di una grande roccia oblunga, di 132 chilometri per 101 per 76, che ruota su se stessa in otto ore e 10 minuti. La superficie, scura e sfaccettata in modo irregolare, sembra bombardata. Il numero di crateri visibili sulla superficie, un po’ come le rughe sulla pelle, è un indicatore delle lunghe e tormentate vicissitudini trascorse da Lutetia. Si possono notare anche solchi, segni di frane e decine di minuscoli crateri uno accanto all’altro, allineati come perle di una collana.
Ora che Rosetta ha salutato Lutetia, la navicella punterà al traguardo finale, la cometa Churymov Gerasimenko. Nel 2014, dopo un viaggio di dieci anni, Rosetta rilascerà sulla cometa il piccolo lander Philae, che ne perforerà il nucleo per raccogliere campioni e raccontarci quello che ancora non sappiamo dell’origine del Sistema Solare.
Per saperne di più visita il sito: www.esa.int
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