A partire dall’ultima settimana di luglio, inizierà a essere visibile per circa un mese, con un picco intorno al 12-13 agosto, la pioggia di stelle cadenti delle Perseidi, le celebri lacrime di San Lorenzo ricordate, fra l’altro, nella poesia X agosto da Pascoli.
Il nome dello sciame, Perseidi, deriva dalla costellazione del Perseo, luogo dal quale paiono irradiarsi le meteore. E fu proprio grazie alle osservazioni di questo sciame che nel 1866 Giovanni Virginio Schiaparelli – di cui ricorre il centesimo anno dalla scomparsa – divenne famoso in ambito internazionale.
Da molti anni, infatti, gli astronomi europei e americani stavano discutendo su quale fosse l’origine delle piogge periodiche di meteore, e un po’ alla volta vari ricercatori erano arrivati a proporre un possibile legame con le comete.
Schiaparelli dimostrò in modo definitivo l’origine cometaria delle stelle meteoriche, mettendo in evidenza come le orbite descritte nello spazio dagli sciami di stelle cadenti coincidano, per tipo, forma e dimensioni, con quelle di alcune comete identificate in passato.
Ma Schiaparelli non si limitò a questo: riuscì a fornire anche una interpretazione fisica al fenomeno della pioggia di meteore, che ancora oggi risulta la spiegazione più convincente. L’astronomo di Brera sottolineò che avvicinandosi al Sole una cometa è destinata a disgregarsi progressivamente, lasciando parti di sé lungo la propria orbita. È proprio la nuvola di frammenti di cometa che, incrociando la Terra, dà luogo alle stelle cadenti, infiammandosi, una volta intercettati dall’atmosfera, per l’attrito.
È questo il caso delle Perseidi, generate dalle briciole della cometa 109P/Swift-Tuttle, scoperta nel 1862 e riosservata, in tempi recenti, nel 1992.
Chi fosse interessato può verificare graficamente (Orbit Diagram) come la Terra intercetti la nuvola dei frammenti della 109P/Swift-Tuttle intorno al 12 agosto clicchi qui.