Presidente, è soddisfatto dello statuto licenziato?
Sì e no
Va bene, iniziamo dagli aspetti negativi
Non sono soddisfatto perché ci siamo trovati a elaborare uno statuto in un contesto normativo che male si addice agli enti di ricerca. Il problema a monte è la necessità di dover separare indirizzo da gestione. Questo lascia alla scienza l’indirizzo ma le toglie la gestione che viene completamente affidata all’amministrazione. Un’amministrazione che quindi dovrebbe essere rafforzata e avere anche competenze non proprie, ma che non può esserlo per via delle molte limitazioni che ci vengono imposte e dei continui tagli che ci impediscono di riorganizzarci come vorremmo.
Questo principio di separazione, che forse è adatto a enti che forniscono servizi, in un istituto di ricerca produrrà più scompensi che vantaggi. Anche il nostro Consiglio Scientifico ha cercato di insistere su questo punto. E proprio perché il CS si era espresso molto chiaramente in merito, ho invitato un suo componente ad intervenire all’ultima riunione del Consiglio di Amministrazione affinchè le opinioni del CS potessero essere espresse direttamente, senza la mia mediazione. Ma ci è stata reiterata l’impossibilità a dar seguito a quanto chiedevamo e l’obbligo a procedere con questa separazione e le sue implicazioni.
E gli aspetti positivi?
Abbiamo fatto del nostro meglio e, date le condizioni al contorno, siamo riusciti a introdurre la figura del direttore scientifico a fianco di quella del direttore amministrativo; abbiamo previsto una reale partecipazione della comunità sia alla nomina dei due membri del CdA non di nomina ministeriale, che all’elezione dei comitati di Macroaera da cui vengono estratti cinque dei sette membri del Consiglio Scientifico, che alla costituzione dei Consigli di Istituto, del collegio dei direttori e del comitato di raccordo. E credo che anche il Ministero ne apprezzerà i contenuti.
Penso che il nostro Statuto verrà maggiormente apprezzato quando diventeranno disponibili quelli degli altri enti, ho visto alcune bozze e penso che all’INAF abbiamo fatto un buon lavoro.
Riguardo il direttore scientifico e il direttore amministrativo. L’ipotesi di partenza era il Direttore Generale…
Sì, il modello canonico prevede un Presidente e un CdA che “indirizzano” e un Direttore Generale cui sono affidati tutti i poteri di gestione. Essendo nella realtà una figura con competenze amministrative noi ci siamo preoccupati di affiancargli una forte figura scientifica che, pur senza capacità diretta di spesa, potesse garantire la guida “scientifica” nella gestione dell’Istituto. La nostra comunità ha sostenuto fortemente la necessità di questo ruolo. Avremmo tutti voluto di più, ma non c’è stato nulla da fare.
Che cosa chiedeva il ministero all’Inaf, in fin dei conti un istituto che Tremonti stava cancellando?
Penso che il MIUR si aspettasse, anche in considerazione della prima versione del famoso decreto, un nostro impegno a razionalizzare e riorganizzarci e di essere messo quindi nelle migliori condizioni per continuare a difendere l’INAF e la sua indipendenza. Devo dire che ho percepito al Ministero una nuova attenzione nei nostri confronti e mi aspetto di raccogliere frutti positivi del nostro lavoro nel vicino futuro.
Che ruolo hanno avuto gli esperti?
I tre esperti tecnici con competenze amministrative sono stati estremamente utili e collaborativi. Hanno dato un contributo importante spiegandoci il contesto normativo in cui dovevamo operare e aiutandoci a formulare in maniera appropriata per uno statuto i vari articoli. Esprimo un particolare apprezzamento per il contributo datoci dall’avvocato Varrone, sempre presente alle riunioni.
E i colleghi astrofisici?
Sono rimasto sorpreso dalla posizione di chi, pur essendo stato, anche se per poco, alla presidenza di un ente e conoscendo bene il nostro settore, cambiava continuamente idea su aspetti molto importanti come il Direttore Scientifico, che alla fine voleva eliminare, o sugli accorpamenti, argomento delicatissimo. Pensi che neanche un mese fa mi ha spedito un documento in cui proponeva molti accorpamenti, che avrebbero ridotto a 11 le Strutture INAF. Poi ha votato contro i tre accorpamenti previsti nello statuto e da noi considerati un passo necessario. Se non fossero stati necessari, ci saremmo risparmiati volentieri il malcontento che genereranno. Vi ricordo che due mesi or sono l’INAF aveva cessato di esistere come istituto autonomo…
Cosa succederà ora?
Approvato il verbale inoltreremo al Ministero lo Statuto e attenderemo che lo approvi (o ci chieda modifiche esprimendo rilievi di merito o di legittimità). Hanno sessanta giorni di tempo, ma penso che ci risponderanno molto prima, già all’inizio di Settembre.
Presidente, fino a quando rimarrà in carica?
Non spetta a me dirlo. So solo che dobbiamo scrivere i regolamenti e mettere l’Istituto nelle condizioni di passare il più tranquillamente e rapidamente possibile alla nuova gestione e avviare le procedure di rinnovo degli organi. Sono a disposizione, con il CdA, a fare quanto il Ministero ci chiederà di fare.
È vero che nel futuro è previsto un altro “riordino”?
Così ci è stato più volte ripetuto e ho capito che si potranno considerare accorpamenti tra Enti, ridefinizione dei mandati, etc. Personalmente auspico – e questa mia posizione non è un segreto per nessuno – che se ci dovessimo accorpare, ciò avvenga con l’INFN, in modo da creare un fortissimo istituto di fisica, in analogia al PPARC (il Particle Physics and Astrophysics Research Council) creato alcuni anni or sono nel Regno Unito.
Un ultimo commento su questa vicenda?
Di ogni cosa bisogna cogliere gli aspetti positivi. Negli ultimi due mesi e mezzo di preparazione dello Statuto ho perso 10 chili. Ero sovrappeso e ora sto molto meglio. Inoltre, alcuni degli oltre cinquecento colleghi mi hanno chiesto di ricandidarmi per la presidenza dell’Istituto. Li ho ringraziati, uno per uno, tutti e undici.