E’ il 10 agosto, la notte di San Lorenzo e delle sue lacrime, la pioggia di stelle cadenti delle Perseidi, come celebrate nella poesia X agosto da Pascoli.
Il nome dello sciame, Perseidi, deriva dalla costellazione del Perseo, luogo dal quale paiono irradiarsi le meteore. E fu proprio grazie alle osservazioni di questo sciame che nel 1866 Giovanni Virginio Schiaparelli – di cui ricorre il centesimo anno dalla scomparsa – divenne famoso in ambito internazionale.
Da molti anni, infatti, gli astronomi europei e americani stavano discutendo su quale fosse l’origine delle piogge periodiche di meteore, e un po’ alla volta vari ricercatori erano arrivati a proporre un possibile legame con le comete.
Schiaparelli dimostrò in modo definitivo l’origine cometaria delle stelle meteoriche, mettendo in evidenza come le orbite descritte nello spazio dagli sciami di stelle cadenti coincidano, per tipo, forma e dimensioni, con quelle di alcune comete identificate in passato.
Ma Schiaparelli non si limitò a questo: riuscì a fornire anche una interpretazione fisica al fenomeno della pioggia di meteore, che ancora oggi risulta la spiegazione più convincente. L’astronomo di Brera sottolineò che avvicinandosi al Sole una cometa è destinata a disgregarsi progressivamente, lasciando parti di sé lungo la propria orbita. È proprio la nuvola di frammenti di cometa che, incrociando la Terra, dà luogo alle stelle cadenti, infiammandosi, una volta intercettati dall’atmosfera, per l’attrito.
È questo il caso delle Perseidi, generate dalle briciole della cometa 109P/Swift-Tuttle, scoperta nel 1862 e riosservata, in tempi recenti, nel 1992.
Il picco del fenomeno, che tende con il passare degli anni ad affievolirsi, vi sarà il 12 agosto, come è possibile verificare nell’Orbit Diagram, che indica come la Terra intercetti la nuvola dei frammenti della 109P/Swift-Tuttle cliccando qui.
Ma per saperne di più è sufficiente ascoltare il nostro Marco Galliani intervistato, ai microfoconi di radio 2, o andare sui siti dedicati alle Perseidi.