Emissioni gamma da una Nova. E’ l’ultima scoperta del telescopio Fermi LAT. Una denominazione antica che indica l’apparire di una “nuova stella” a seguito di un improvviso aumento di luminosità che oggi sappiamo esser dovuto ad un breve flash termonucleare sulla superficie di una nana bianca in un sistema binario. Uno dei fenomeni celesti che più ha colpito gli astronomi fin dall’antichità torna a stupire, dimostrando di essere capace di produrre anche fotoni gamma di alta energia. Il risultato, assolutamente inatteso, sul numero di Science del 12 Agosto
Il telescopio per raggi gamma Fermi LAT opera in modo da osservare tutto il cielo ogni tre ore, dedicando in media circa mezz’ora ad ogni direzione del cielo. Confrontando i dati raccolti durante passaggi successivi ci si può rendere conto se il cielo è tranquillo oppure se stia succedendo qualcosa, per esempio se una sorgente stia mostrando segni di irrequietezza diventando più brillante o più debole. In alcuni casi si vedono apparire sorgenti che prima non c’erano. Allora è naturale chiedersi quale possa essere l’oggetto celeste responsabile di questa subitanea emissione di fotoni gamma, ognuno dei quali trasporta energia equivalente a miliardi di fotoni ottici. La prassi, in questi casi, è controllare gli annunci astronomici online per vedere se qualcosa di interessante sia stato visto dalla stessa regione del cielo ad altre lunghezze d’onda. Nel caso si abbia fortuna e si trovi un potenziale colpevole, inizia uno studio dettagliato per capire se la sorgente variabile rivelata da Fermi e quella riportata da telescopi che operano nell’ottico, nel radio o nei raggi X siano lo stesso oggetto. Se le posizioni coincidono si deve studiare la tempistica per capire se l’aumento di luminosità sia contemporaneo oppure se ci siano anticipi o ritardi. Ovviamente vedere emissione contemporanea a diverse lunghezze d’onda è un dato importantissimo per identificare la nuova sorgente gamma con un determinato oggetto celeste.
“E’ importante, almeno dal punto di vista psicologico, è sapere che l’oggetto in questione appartiene ad una classe di sorgenti ‘certificate’, cioè già rivelate nei raggi gamma” dice Patrizia Caraveo, responsabile INAF dello sfruttamento scientifico dei dati della missione Fermi “se ci si trova tra le mani un oggetto totalmente nuovo, sul quale nessuno non aveva mai nemmeno pensato di fare previsioni, è molto più difficile trarre conclusioni”.
Fermi è un satellite per lo studio delle alte energie dell’Universo della NASA a cui l’Italia partecipa in maniera rilevante con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).
Il comunicato INAF-INFN-ASI FERMI_NOVA_finale_12_agosto_science[1]
Per altre immagini clicca qui