Se vi chiedessero: “A cosa potrebbe servirci la Luna?” magari rispondereste che può essere considerata un potenziale avamposto per le future missioni umane, anche verso Marte, o una possibile fonte di minerali rari. Ma se facessero la stessa domanda agli astronomi, la risposta sarebbe immediata e sicura: “A conoscere in modo più approfondito il nostro universo”. Una delle proposte più suggestive, che ormai non fanno più parte della fantascienza, è infatti quella di sfruttare la faccia nascosta della Luna per installare su di essa un radiotelescopio o comunque un sistema di antenne per captare i segnali cosmici. Un’idea che stanno seguendo già da qualche anno un gruppo di scienziati italiani, tra cui alcuni dell’INAF, che si sono posti l’obiettivo di studiare la fattibilità scientifica e tecnologica di una futura missione sul nostro satellite.
Ma perché andare proprio a 400.000 chilometri di distanza per captare i segnali radio che vengono dal cosmo? “Perché la Terra, con il suo fiorire di tecnologia e sistemi di telecomunicazione basati sulla trasmissione di segnali e dati via radio, sta diventando sempre più “inquinata” dal punto di vista elettromagnetico. Anche piccoli disturbi sui radiotelescopi possono letteralmente cancellare i debolissimi segnali provenienti da sorgenti distanti anche miliardi di anni luce di distanza. E addio scienza” commenta Salvatore Pluchino, ricercatore dell’Istituto di Radioastronomia dell’INAF, che fa parte del gruppo di ricerca italiano sulle missioni di radioastronomia lunare. “Invece la faccia nascosta della Luna, in particolar modo un’area circolare che si estende per circa 1500 chilometri e diametralmente opposta a noi, è schermata da qualsiasi fonte di disturbo radio di origine umana, sia essa prodotta sulla superficie terrestre che dai satelliti in orbita. Non solo: quella parte di Luna sarebbe anche schermata, in determinati periodi dell’anno, dai flussi di particelle solari emesse continuamente dalla nostra stella che sono responsabili di significativi disturbi radio”.
Visto che una futura missione sulla Luna comporterebbe una preparazione e un budget economico assai rilevante, bisogna però essere davvero certi che il sito sia perfetto per gli scopi scientifici programmati. Pare intanto che la possibilità di danneggiamenti alle infrastrutture causati dall’impatto di meteoriti sia oggi alquanto remota. Invece una delle “paure” più concrete degli scienziati è che la presenza di una debole ionosfera lunare – un guscio di spazio permeato da elettroni liberi che circonda il nostro satellite – possa disturbare seriamente le osservazioni. Anche in questo ambito i ricercatori dell’INAF-IRA hanno avviato da qualche anno una originale campagna di osservazioni per valutare l’impatto di questo fenomeno. In sostanza, sfruttano il passaggio della luna davanti a Marte, Venere e Saturno per misurare con le antenne radio la variazione di intensità dei segnali inviati verso terra dalle sonde scientifiche che orbitano intorno ad essi, come Mars Express, Venus Express e Cassini. I dati finora raccolti stanno dando delle importanti indicazioni, confermando comunque come la faccia nascosta della Luna sia un sito ideale per fare radioastronomia.
“Con un cielo radio così “limpido” si può studiare l’universo con una profondità mai raggiunta prima” continua Pluchino. “ Si possono infatti captare, ad esempio, segnali emessi dalle prime stelle formatesi dopo il big bang, ben oltre i 13 miliardi di anni fa, in un’epoca che gli scienziati chiamano l’era “oscura” poiché nell’universo, che si andava rapidamente espandendo e raffreddando, non si erano ancora accese le prime stelle e la materia, quella ordinaria composta solo da idrogeno neutro ed elio e quella oscura, stava aggregandosi localmente per dare origine ai primi astri e alle prime galassie”. Risultati neanche lontanamente immaginabili oggi con la strumentazione da Terra.
A questo punto, si tratterebbe “solo” di organizzare una o più missioni verso la Luna per trasportare sul posto, installare e attivare le apparecchiature e le infrastrutture necessarie. E’ ancora troppo ambizioso per la tecnologia e i piani di sviluppo delle agenzie spaziali di tutto il mondo un progetto simile? Ne parleremo nei prossimi giorni con Greg Schmidt, vicepresidente del Lunar Science Institute della NASA, che nella tavola rotonda organizzata presso la Sede Centrale dell’INAF in occasione della “Notte della Luna”, il 18 settembre scorso, ha sottolineato nel suo intervento come il nostro satellite possa diventare il sito ideale per poter studiare al meglio l’universo.