Un buco nero giovanissimo, il più giovane mai trovato nel nostro vicinato cosmico. Lo ha annunciato questa sera la NASA con una conferenza stampa che ha tenuto con il fiato sospeso i giornalisti di mezzo mondo, incuriosti dall’annunciato eccezionale oggetto individuato dal satellite per astronomia X, Chandra.
Il buco nero avrebbe solo 30 anni di vita, si trova nella galassia M100 a circa 50 milioni di anni luce dalla Terra, e si tratterebbe di un “remnant” della supernova SN 1979C, esplosa appunto trenta anni orsono.
“Sarà importante capire come sono stati ottenuti questi risultati – ci dice il Professor Luigi Stella, del Consiglio Scientifico dell’INAF – per una più precisa analisi della scoperta. L’atto finale della vita delle stelle con massa più grande di circa 10 volte la massa del sole è un collasso gravitazionale in cui la stella implode. L’enorme energia liberata dall’implosione può dare luogo anche ad una supernova; proprio grazie alle supernovae riusciamo ad osservare la morte di una stella. Lo studio delle immagini a raggi X di SN 1979C potrebbero indicare che l’implosione ha portato alla formazione di un buco nero, un risultato ricercato da tempo, anche perché potrebbe aiutare a capire meglio il fenomeno dei potentissimi lampi di raggi gamma.
Non credo tuttavia che al momento si possano escludere altre possibilità: una pulsar rapidamente rotante (o anche una magnetar) prodotta dall’implosione potrebbe spiegare i nuovi risultati. ”
La scoperta è stata possibile anche grazie ai dati ottenuti con i satelliti SWIFT (NASA), XMM-Newton (ESA) e ROSAT (DLR).
La ricerca sarà pubblicata sulla rivista New Astronomy a firma Patnaude, Loeb, e Christine Jones dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.