Una nuovo passo verso la “luce”. All’Osservatorio dell’ESO di Paranal in Cile, il secondo specchio del VST (VLT Survey Telescope), è stato montato con successo. L’annuncio da parte del Program Manager Giacinto De Paris e dell’Integration Manager Davide Fierro, presenti in Cile insieme a Lurent Marty e Sergio D’Orsi dell’Osservatorio di Capodimonte.
Ora cresce l’attesa per la prima luce, attualmente prevista per il 7 dicembre. Soddifazione ovviamente da parte del PI (Principal Investigator) del VST, Massimo Capaccioli, ma anche consapevolezza che il primo obiettivo si può dire raggiunto solo dopo la prima luce.
Il VLT Survey Telescope, primo del suo genere nel panorama europeo sino all’entrata in servizio del telescopio infrarosso VISTA, nel 2010, è stato ideato dall’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, che lo ha inizialmente finanziato con fondi attribuiti all’Osservatorio dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (oggi MIUR), dal Consorzio Nazionale di Astronomia e Astrofisica (CNAA), e dal Consiglio Regionale della Campania.
In base a un Memorandum of Understanding sottoscritto nel giugno del 1998, l’ESO sovrintende le diverse fasi della costruzione del telescopio ed è responsabile diretto delle infrastrutture e della gestione e manutenzione dello strumento. Le risorse umane ed economiche messe in campo dall’INAF per la realizzazione del VST varranno all’Istituto una significativa quota di tempo di osservazione del VST, stimabile in circa il 20%, cui si aggiunge un congruo numero di notti di osservazione al VLT.
Una volta operativo, VST sarà una preziosissima “spalla” scientifica per VLT, il Very Large Telescope, anch’esso collocato sul sito di Cerro Paranal. Il VST è stato infatti progettato e realizzato per osservazioni astronomiche a grande campo di vista: l’area di cielo che VST potrà studiare in un colpo solo è pari a un grado quadrato, ossia la superficie apparente di quattro lune piene. Le posizioni degli oggetti celesti più interessanti che verranno osservati dal VST potranno essere rapidamente passate al VLT che potrà sfruttare così la potenza dei suoi quattro telescopi da 8,4 metri di diametro per studiarli in dettaglio. A raccogliere e registrare le immagini prodotte da VST ci penserà una camera digitale il cui rivelatore è composto da un insieme di 32 sensori CCD, con una risoluzione complessiva di ben 256 Megapixel. Uno strumento sofisticato, realizzato da un consorzio internazionale (OmegaCam) di cui, oltre all’ESO, fanno parte istituti di Germania, Olanda e, per l’Italia, gli Osservatori Astronomici INAF di Padova e Napoli.