VIVERE E MANGIARE SUL PIANETA ROSSO

Benvenuti su Marte

Se a partire per il viaggio non è un satellite o un rover, ma equipaggio umano, il pianeta rosso è una meta lontana: oltre all'andata e al ritorno, bisogna programmare anche la permanenza. Come coltivare vegetali su Marte e come costruirvi alloggi e strutture? Ne parliamo con Giacomo Certini e Daniele Bedini.

     03/12/2010

La Domenica del Corriere del 9 maggio 1954 illustra un ipotetico viaggio su Marte. Per gentile concessione di Paolo Magionami

“Così arriveremo su Marte” recita la didascalia   dell’illustrazione di prima pagina, nell’edizione del 9 maggio 1954 de “La Domenica del Corriere”. Continuando si legge: “Questo favoloso viaggio non sarebbe però realizzabile prima del 2000”.

Quel fatidico anno 2000 lo abbiamo raggiunto e superato da un pezzo e, tuttavia, la prospettiva che l’uomo possa arrivare su Marte continua a sembrare lontana. Sul pianeta rosso sono approdate le nostre missioni robotiche: lander e rover hanno esplorato (ed esplorano tutt’ora) la sua superficie, numerosi satelliti lo studiano dall’alto, ma perché siano degli esseri umani a calpestarne il suolo sarà necessario aspettare ancora, qualche decina d’anni almeno. L’interesse per questa ambiziosa meta non si è mai spento, ma l’attesa continua a preannunciarsi lunga perché si tratta di preparare un’ impresa senza precedenti nella storia dell’umanità, senza dubbio la più estrema mai tentata.

Puntare su Marte non vuol dire soltanto raggiungerlo (nonostante gli oltre 200 giorni di viaggio necessari, con le attuali tecnologie, costituiscano un’impresa nell’impresa) e tornare indietro. Significa lavorare alla prospettiva di creare su di esso delle basi permanenti, significa provvedere ai bisogni primari dell’uomo in un contesto molto diverso da quello terrestre. In altre parole, come ogni volta che si parte per una meta lontana, bisogna pensare a come garantirsi due cose essenziali: il vitto e l’alloggio. E’ per questo motivo che oltre a studiare tecnologia e strumentazione per arrivare su Marte, oltre a simulare le condizioni di viaggio per capire come il corpo umano possa reagire dal punto di vista fisico e psicologico (si veda ad esempio la simulazione Mars500 attualmente in corso), la ricerca affronta anche gli aspetti più strettamente legati alla permanenza sul pianeta.

Sulla possibilità di poter provvedere al proprio autosostentamento alimentare sono allo studio progetti riguardanti le colture agricole su Marte. Abbiamo chiesto a Giacomo Certini, ricercatore presso il DIPSA (Dipartimento di Scienze delle Produzioni vegetali, del Suolo e dell’Ambiente agroforestale) dell’Università di Firenze, come sarà possibile coltivare degli organismi vegetali su Marte:

“L’agricoltura extraterrestre deve essere necessariamente effettuata indoor, in ambienti chiusi. Ci sono condizioni ambientali che non possono essere affrontate al di fuori di un ambiente protetto, non dalle specie vegetali attualmente disponibili, per quanto geneticamente modificate.”

Visione artistica di una serra marziana. Crediti: Daniele Bedini

A patto quindi di garantire ai vegetali un ambiente protetto, delle vere e proprie serre, una “agricoltura marziana” potrebbe senz’altro essere attuata. “Con alcuni accorgimenti i suoli lunari e marziani possono essere resi produttivi”, continua Certini: “su Marte, ad esempio, potrebbe essere necessaria una fertilizzazione azotata visto che questo elemento sembra essere assente.” Certo, le difficoltà che aspettano un organismo vegetale che debba crescere e germogliare su Marte, non mancano: “l’ostacolo più ovvio è l’assenza di qualsiasi forma di vita: negli ecosistemi terrestri qualsiasi organismo è parte di una rete di interazioni con altri organismi. Poi ci sono problemi di tipo fisico, legati alla bassa gravità che c’è su Marte, all’eccessiva finezza della tessitura dei suoli. Infine, un punto fondamentale è che i suoli marziani contengono dei composti tossici per le piante.”

 Uno dei problemi minori è invece legato alla luce del Sole che, visto da Marte, è meno luminoso: ne risentirebbero la fotosintesi e la produttività primaria, ma se come si è detto, le coltivazioni dovranno obbligatoriamente essere effettuate in ambienti protetti, questi ultimi potrebbero essere equipaggiati con speciali riflettori che offrano ai vegetali la radiazione luminosa necessaria. Si tratta comunque di ostacoli superabili grazie ai molti progressi fatti dalla ricerca che opera in questo settore. “Non siamo ancora nelle condizioni di mettere su una “fattoria” su Marte” sottolinea Certini “ma volendo, e potendoci investire, potrebbe essere possibile nell’arco di pochi decenni.”

Visto che la possibilità di coltivare piante e vegetali su Marte risulta strettamente legata alla necessità di disporre di strutture specifiche, in grado di  garantire protezione e le necessarie condizioni di vita, abbiamo chiesto a Daniele Bedini, architetto e space designer della Società IS (www.isspace.com), se fra i progetti destinati ad ambienti non terrestri che ha realizzato finora, ci sia anche una serra spaziale: “Stiamo lavorando assieme alla Thales Alenia Space proprio ad uno studio che si chiama CAB500: è la progettazione di una serra per Marte. Con la mia società siamo incaricati del design di questa serra.”

Anche Bedini sostiene che la serra sia un elemento indispensabile nel momento in cui si debbano affrontare lunghe permanenze in ambienti estremi come quello marziano. Una serra spaziale è fondamentale per la produzione di cibo, serve per riciclare acqua e aria ed è una contromisura molto utile dal punto di vista psicologico. Quest’ultimo punto è stato dimostrato nell’ambito di  esperimenti di isolamento: quando ci si trova a vivere in ambienti chiusi e lontani dai luoghi familiari, il fatto di vedere crescere una pianta e seguirne il processo vitale, aiuta ad alleviare lo stress che la situazione comporta.

Accanto alle serre, tuttavia, in una ipotetica base permanente su Marte non possono certo mancare gli alloggi per gli esseri umani che devono essere costruiti in modo da garantire protezione e il massimo comfort. Bedini spiega che si tratta di edifici per i quali “uno dei requisiti iniziali è proprio l’ergonomia umana che cambia completamente rispetto alla Terra. Siamo in presenza di 1/3 della gravità terrestre: tutte le dimensioni, le distanze vanno completamente ritarate e il design deve seguire queste nuove misure relative alla vita e alle attività umane.” Cambiano quindi gli standard da applicare a maniglie, porte, gradini, corridoi perché cambia completamente la percezione dello spazio.

Abbiamo parlato di agricoltura e architettura e di come sia possibile declinarle in ambiente marziano, ma ci sono numerosi altri progetti, esperimenti, ricerche che coinvolgono ambiti scientifici e tecnologici molto diversi, tutti accomunati dall’obiettivo di arrivare un giorno a calpestare il suolo rosso di Marte. Questo lavoro presente, orientato al domani, ci fa vedere il pianeta come un traguardo raggiungibile seppur ancora lontano. Il contributo italiano non potrà mancare: il nostro Paese, con l’Agenzia Spaziale Italiana, partecipa alla missione europea ExoMars, che punterà all’esplorazione del pianeta rosso ottenendo dati che serviranno anche per future missioni con equipaggio umano. “Le competenze del nostro paese a riguardo sono fra le migliori al mondo e quindi assai spendibili per missioni di questo genere” afferma Giacomo Certini : e poi, il paese che ha dato i natali a Galileo non può non accettare una sfida del genere.”

Ascolta l’intervista integrale a Giacomo Certini:


Ascolta l’intervista integrale a Daniele Bedini: