Graffiante, satirico, burlesco. Anche quando si misura con la scienza a teatro. È Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura, che venerdì 17 dicembre porta sul palco del Castello di Mirandola (Modena), in occasione del convegno di astronomia di EAS, uno spettacolo ispirato alle idee rivoluzionarie, per questo perseguitate, di Galileo Galilei.
Nel suo classico stile da giullare alla corte del re, Fo mette in scena la contrapposizione tra la teoria tolemaica e quella eliocentrica ai tempi dell’Inquisizione. Un monologo canzonatorio e divertente, che al di là delle risate e anzi attraverso di esse, mette a nudo le false convinzioni, sbeffeggia l’oscurantismo della ragione ed esalta la libertà del pensiero e della ricerca scientifica.
S’intitola “Dialogo faceto sull’attrazione celeste” e, come racconta lo stesso Dario Fo, raggiunto al telefono da Media INAF, è “uno straordinario testo di scienza, giocato con la forza della satira”. Al centro del monologo, un’inchiesta condotta dal tribunale dell’Inquisizione tra il ‘500 e il ‘600. “È il dialogo tra un signorotto, saggio, intellettuale che difende il sistema tolemaico, contro la parola di un contadino che sposa invece la teoria copernicana, attirandosi gli strali della Chiesa”, racconta Fo. “Tra escamotage, giochi di parole, frizzi e lazzi, si parla di caduta dei gravi, di maree che s’innalzano e s’abbassano, del Sole, della Luna, delle stelle e dell’equilibrio dei pianeti che ruotano nel cielo”.
“Per me è un’occassione magica essere qui a recitare questo testo bellissimo”, prosegue Fo, a cui verrà dedicato il nome di un asteroide. “A cosa penso quando alzo gli occhi al cielo? All’immensità. C’è chi, da sempre, ha interesse a ridurre le dimensioni, a restringere lo spazio, a circoscrivere il pensiero. Ma ogni volta che incontri la scienza, ti accorgi che è essa infinita, è infinito lo spazio che ci circonda, la sete di conoscenza che è sinonimo di evoluzione e cambiamento. L’infinito è infinito, e questa è la forza della scienza”.