La “cartina del tesoro” dell’Universo, ovvero la mappa della radiazione cosmica di fondo. L’acqua nel passato (e forse nel presente?) di Marte. La ricerca dei pianeti extrasolari, passati da poche unità a oltre 500. Sono ben tre le scoperte in campo astronomico a guadagnarsi la classifica dei 10 maggiori “breakthrough” degli anni 2000-2010, stilata – come da tradizione di fine anno – dalla rivista americana Science. Si chiude l’anno e si chiude un decennio, il primo del terzo millennio, e questa è l’eredità delle più importanti scoperte, quelle che hanno cambiato la visione del mondo, allargato gli orizzonti, impresso una spinta in avanti alle conoscenze. Dieci scoperte per dieci anni, tra cui, appunto, tre risultati “celesti” su cui l’Italia, senza retorica, può dirsi protagonista.
Al secondo posto nella top ten, dopo il podio riservato al genoma, Science posiziona gli studi sulla “cosmologia di precisione”. Definisce proprio così gli studi inaugurati dall’esperimento Boomerang (Balloon Observations of Millimetric Extragalactic Radiation and Geophysics) del 2000 e portati avanti da satelliti di altissima tecnologia come WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) della NASA, lanciato nel 2003, e – aggiungiamo noi – dall’osservatorio Planck dell’ESA, in orbita da circa un anno e mezzo. Fotografie sempre più nitide e dettagliate della radiazione residua del Big Bang, la mappa del fondo cosmico, hanno permesso agli scienziati di arrivare a penetrare l’Universo neonato, sentirne i primi vagiti e trovare una ricetta sulla sua formazione che calza sorprendentemente a pennello con le osservazioni sperimentali: la teoria dell’inflazione, da cui seguono deduzioni fondamentali sugli ingredienti del cosmo, la materia e l’energia oscura, e sulla geometria dell’Universo.
Al quarto posto della top ten del decennio, dopo il Dna antico come terzo classificato, ci sono le ricerche della vita su Marte. Oggi siamo certi che su Marte il liquido indispensabile alla vita è esistito. La certezza deriva da una mezza dozzina di studi che, nel trascorso decennio, hanno fornito indiscutibili prove. Come quella fornita nel 2004 dal rover Opportunity, che ha trovato le tracce di veri e propri laghi marziani. Ci sarebbe persino ghiaccio sotto la superficie del Pianeta Rosso.
È possibile che la presenza dell’acqua su Marte abbia lo sviluppo di forme di vita? Sì. Così come è possibile che la vita sia arrivata sulla Terra proprio dall’impatto di un asteroide marziano. Si specula, certo, ma secondo gli astrobiologi c’è di che speculare.
Continuando a scorrere la classifica del decennio, incontriamo le cellule staminali riprogrammabili dello scienziato giapponese Shinya Yamanaka, il microbioma, e al settimo posto gli esopianeti. Un campo di ricerca quanto mai scoppiettante. Nel 2000 se ne conoscevano appena 5. Oggi siamo a quota oltre 500, e il ritmo cresce così rapidamente che è stata persino creata un’applicazione per iPhone e iPad che avvisa l’utente per ogni new entry. La maggior parte degli esopianeti finora scoperti sono giganti gassosi, inospitali per la vita, e non mancano le stranezze, come il pianeta che ruota al contrario, WASP 17, e il poker di 4 pianeti giganti che non si capisce come si siano formati.
Abbiamo esplorato uno spicchio infinitesimale di cielo. Se la statistica non è un’opinione, solo nella Via Lattea ci sarebbero 100 milioni di altre Terre. Così stima il satellite Kepler della NASA. Un’abbondanza che rende concreta la possibilità di trovare la vita aliena nell’arco di vita di un giovane astronomo che oggi si affaccia a questo campo di ricerca.
La top ten di Science si conclude con le scoperte del ruolo delle infiammazioni nei tumori, morbo di Alzheimer, obesità, diabete e altre malattie, l’invenzione dei metamateriali e infine la prova dei cambiamenti climatici in atto.