L’Universo aveva appena 1 miliardo e 200 milioni di anni, forse anche meno, quando il primo buco nero vide la luce. O, per meglio dire, quando ingurgitò il primo boccone di gas, materia e persino luce. La scoperta, firmata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv, anticipa di parecchio l’età in cui il cosmo iniziò a ospitare buchi neri: non già tra i 2 e i 4 miliardi di anni dopo il Big Bang, come finora ritenuto, ma molto prima. Sorprende, sì, ma non più di tanto, dopo il clamoroso caso dell’ammasso di galassie più antico, riportato poche settimane fa su Astronomy & Astrophysics da Stefano Andreon e di Marc Huertas-Company (dell’INAF-Osservatorio astronomico di Brera il primo, dell’Osservatorio Astronomico di Parigi-Meudon il secondo).
Per giungere alla conclusione che anche i buchi neri sono nati prematuri (rispetto a quanto ci aspettassimo), ci sono sono voluti sette anni d’osservazioni e alcuni dei più potenti telescopi terrestri del mondo: il “Gemini North” sulla cima del vulcano Mauna Kea, nelle Hawaii, e il “Very Large Telescope Array” sul Cerro Paranal, in Cile. I dati ottenuti dalle avanzate strumentazioni di questi telescopi mostrano che i buchi neri erano già attivi quando l’Universo aveva 1,2 miliardi di anni. Com’erano fatti? Erano più piccoli, con una massa circa dieci volte inferiore rispetto ai massicci buchi neri che sarebbero nati in futuro nella maggior parte delle galassie, Via Lattea compresa. Tuttavia, s’accrescevano molto più rapidamente. Secondo quanto riportato nell’articolo in via di pubblicazione su Astrophysical Journal, i primi buchi neri che hanno iniziato a formarsi avevano masse di 100-1000 Soli. Forse erano collegati alle prime stelle che brillarono nel cielo.
Lo studio è il culmine di un progeto dell’Università di Tel Aviv mirato a segure l’evoluzione dei buchi neri più massicci e confrontarli con l’evoluzione delle galassie in cui questi buchi neri risiedono.