C’è la sentinella elettronica che segnala l’arrivo d’un temporale. C’è il firmamento laser, perfetto per studiare i difetti visivi, tanto d’un telescopio da 40 metri quanto delle nostre pupille. Ci sono le microbilance per il monitoraggio delle polveri sottili e il kit per rilevare fughe di neutroni. C’è persino un sistema d’archiviazione per i manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, nel catalogo sulle «Soluzioni innovative e ricadute industriali dell’astrofisica». Un volumetto, appena pubblicato dal Servizio per l’innovazione tecnologica dell’Inaf, che illustra le possibili applicazioni – qui sulla Terra, nella vita d’ogni giorno – di una trentina di progetti tecnologici nati, in origine, per aiutarci a conoscere sempre meglio il nostro universo.
Applicazioni che possono riguardarci tutti da vicino: dalla medicina all’ambiente, dall’energia alla conservazione dei beni culturali, le ricadute delle tecnologie sviluppate in ambito astrofisico coprono gli ambiti più disparati. E contrariamente a quanto a volte si tende a immaginare, non è un’esclusiva della Nasa, il trasferimento tecnologico dell’astrofisica, anche se è indubbiamente all’avventura spaziale che viene naturale rivolgersi per esemplificare i risvolti pratici della ricerca. Certo, addormentarsi su un materasso in schiuma di poliuretano a memoria di forma, consapevoli che è un materiale ideato per gli astronauti, fa riflettere e sognare. Ma se ampliamo lo sguardo anche a ricadute magari non così dirette e immediate, scopriamo che sono una miriade gli strumenti, i materiali, le soluzioni software, a volte le semplici intuizioni che, nate pensando a stelle e pianeti, hanno tutte le carte in regola per contribuire al progresso qui sulla Terra.
Molte di queste escono proprio dai laboratori dell’Inaf. «Con il supporto del Servizio per l’innovazione tecnologica», osserva infatti Reno Mandolesi, che del SIT è il responsabile, «siamo già arrivati a una ventina di brevetti, e sono state attivate sei spin-off: giovani che hanno investito il proprio denaro in attività nelle quali sono esperti. Uno di questi, dedicato all’analisi di polveri nanometriche, era presente a Shanghai, all’Expo 2010».
Per illustrare queste tecnologie con la maggior concretezza possibile, la struttura dell’opuscolo Inaf ricalca volutamente quella di un catalogo. A ogni “prodotto” è dedicata una scheda, divisa in quattro sezioni: i potenziali ed effettivi ambiti d’utilizzo al di fuori dell’astrofisica, una breve descrizione della tecnologia stessa e delle applicazioni industriali o commerciali che ne stanno derivando, un riquadro riassuntivo delle ricerche astrofisiche all’origine del progetto e infine, nella sezione “in una cifra”, un numero per esemplificare – con un semplice dato, una quantità – uno dei suoi punti d’eccellenza.
Trentatré schede per trentatré progetti tecnologici, dunque. Progetti ai quali, a partire dalla prossima settimana, dedicheremo una serie di speciali su Media Inaf. Riportando i contenuti delle singole schede e arricchendoli con approfondimenti e interviste ai protagonisti, vale a dire ricercatori e tecnici alle prese, ogni giorno, con il più grande laboratorio a nostra disposizione: l’universo.
Qui l’intervista integrale a Reno Mandolesi, realizzata da Marco Galliani