Probabilmente in pochi avranno la necessità di scattare una foto di un paesaggio a decine di gradi sotto zero. La questione però potrebbe diventare di fondamentale importanza se l’inquadratura fosse rivolta a un crinale innevato a rischio valanga: disporre di un sistema di monitoraggio affidabile e funzionante anche nelle peggiori condizioni climatiche può fare la differenza per riuscire a salvare vite umane, ad esempio in ambienti montani. È questo uno scenario in cui potrebbero essere impiegate le tecnologie innovative sviluppate da un team di ricercatori dell’INAF, in collaborazione con società italiane e statunitensi, per realizzare AMICA (Antartic Multiband Infrared CAmera), una telecamera a infrarossi in grado di funzionare a meraviglia anche a temperature polari. Sviluppata per effettuare osservazioni astronomiche dal Polo Sud, AMICA continua a lavorare a pieno regime, scattando immagini “termiche” al ritmo di 350 al secondo e in modo completamente automatizzato anche a 90° sotto zero. Un limite perfino superiore alle richieste delle certificazioni militari, che si fermano “solo” a -55 gradi centigradi.
“Durante i test per la realizzazione di AMICA, condotti in particolari camere climatiche realizzate ad hoc e che simulano le condizioni di temperatura e pressione del plateau antartico dove opererà lo strumento, ci siamo sorpresi del fatto che alcuni componenti elettrici e meccanici si surriscaldavano durante il loro funzionamento invece che gelarsi” commenta Oscar Straniero, direttore dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Teramo e Principal Investigator di AMICA. “Un fenomeno che abbiamo capito essere dovuto alla bassa densità dell’aria, che in queste condizioni non è un buon mezzo per dissipare il calore”.
Per far fronte a queste condizioni estreme, ogni singolo componente della camera è stato studiato e modificato per sopportare gli stress termici e meccanici di un ambiente così ostile: dai circuiti elettronici ai motori elettrici, fino ai cuscinetti a sfera, in parte rimpiazzati con elementi ceramici e in parte dotati di sistemi di riscaldamento. “AMICA è stata ovviamente ideata per guardare le stelle e in climi artici, ma un’altra applicazione su cui stiamo lavorando, del tutto opposta per ambiente operativo e area di applicazione, è utilizzare questo strumento per la ricerca e l’individuazione di zone boschive interessate a incendi nelle loro primissime fasi di sviluppo”, prosegue Straniero. “Questo per attivare rapidamente le operazioni di allarme e intervento, minimizzando così gli effetti del rogo”.
Dai ghiacci alle fiamme dunque, la tecnologia di AMICA ha davvero un vastissimo campo di applicazioni. Ed ora non rimane che attendere le sue prime immagini astronomiche. Lo strumento è giunto qualche settimana fa alla base Dome C sul plateau antartico, per essere assemblato e iniziare la complessa procedura di collaudo che lo porterà a inizio 2012 nella sua piena fase operativa.
Per saperne di più:
Oscar Straniero ai microfoni di Media INAF sulle sfide tecnologiche della camera AMICA