Oggi, 14 febbraio, Diego Urbina e Alexandr Smoleevskiy hanno mosso i primi passi in un ambiente marziano simulato, fedelmente ricreato presso gli stabilimenti dell’Institute of Biomedical Problems (IBMP), a Mosca, nell’ambito della missione Mars500. Tutto si è svolto come da programma, secondo quanto annunciato nei giorni scorsi.
Gli orologi moscoviti segnavano le 13:00 quando i due membri dell’equipaggio, che conta in tutto sei uomini di diverse nazionalità, hanno effettuato questa prima uscita, indossando speciali tute spaziali. La passeggiata è durata un’ora e 12 minuti, poi Urbina e Smoleevskiy sono tornati a bordo del modulo di atterraggio, il lander, virtualmente sceso nel punto stabilito lo scorso sabato, 12 febbraio. Urbina, Smoleevskiy e Wang Yue, il terzo componente della squadra ad aver effettuato la discesa e l’atterraggio su Marte, si alterneranno nelle prossime uscite. Sono infatti previste altre due passeggiate, il 18 e il 22 febbraio, prima di tornare a bordo del lander, decollare, raggiungere la navicella madre e riunirsi al resto della squadra, rimasta in “orbita” intorno al pianeta. Le tempistiche, la divisione dell’equipaggio in due squadre, il numero di passeggiate: tutte le operazioni seguono fin nei minimi dettagli la tabella di marcia progettata come se tutto si stesse svolgendo realmente su Marte e non qui sulla Terra, all’interno di speciali stabilimenti e moduli chiusi ermeticamente.
La superficie in cui si verificano le uscite misura 10 metri per 6, è ricoperta di sottile sabbia rossastra ed è stata ricostruita prendendo come modello la regione nei pressi del cratere Gusev, su Marte. “Oggi, guardando questo paesaggio rosso – ha dichiarato Urbina – ho sentito quanto emozionante sarà fare altrettanto per chi metterà piede su Marte”.
Ma prima che qualcuno riesca a farlo davvero bisognerà investire ancora tempo, ricerca, tecnologia e aspettare, soprattutto, che la missione Mars500 giunga al termine. Se per arrivare a destinazione è stato necessario effettuare un viaggio di circa 250 giorni, quello di ritorno ne richiederà altrettanti e rappresenterà la vera sfida per l’equipaggio, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Ci si metterà sulla strada di casa il primo marzo, dopo aver riempito il lander di materiale che non serve più e averlo abbandonato dove si trova come inutile zavorra: così si prevede di procedere anche nella realtà. Il ritorno è in programma per novembre di quest’anno. Fino a questo momento, tuttavia, la missione può definirsi un successo: il morale dell’equipaggio è alto e tutto è andato per il meglio.