Metti HARPS al Telescopio Nazionale Galileo dell’INAF e otterrai un nuovo cacciatore di pianeti che non solo farà coppia con il suo gemello sito all’osservatorio dell’ESO in Cile, ma si metterà a fianco del satellite della NASA Kepler nell’osservare un pezzo di cielo, la costellazione del Cigno, altrimenti preclusa allo spettrometro dell’ESO. Una caratteristica di primaria importanza, visto che Kepler, la missione spaziale della Nasa per la ricerca di esopianeti lanciata nel marzo del 2009, ha indicato centinaia di possibili candidati, scovati proprio in una regione all’interno della costellazione del Cigno. Per avere la conferma che questi “allarmi” siano realmente prodotti da pianeti, c’è bisogno di lunghe e ripetute osservazioni con misure di alta precisione realizzate da telescopi sulla Terra. Ma soprattutto conferma e rafforza il ruolo degli astronomi e degli astrofisici italiani in un settore, quello della ricerca degli esopianeti, che ha avuto una forte accelerazione negli ultimi anni, come dimostra non solo la missione Kepler ma anche PLATO, candidata nel programma Cosmic Vision dell’ESA.
Tutto ciò grazie ad un accordo internazionale siglato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica a fine dicembre scorso che ha ufficialmente dato il via al progetto HARPS-N (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher, N sta per Nord, riferito all’emisfero dove verrà collocato), uno spettrografo di precisione progettato per identificare e caratterizzare pianeti extrasolari simili per massa e struttura alla Terra e per studi di astrosismologia.
“Sono particolarmente soddisfatto di questo accordo – afferma il Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Tommaso Maccacaro – che permette alla comunità italiana di avere accesso ad uno strumento di provata efficienza nella ricerca di pianeti extrasolari e di inserirsi attivamente, con il TNG, in un importante filone di ricerca”.
Il progetto HARPS-N è coordinato da un consorzio internazionale guidato dall’Osservatorio dell’Università di Ginevra, a cui partecipa l’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Harvard Smithsonian Astrophysical Observatory, l’Harvard College Observatory e l’Harvard University Origins of Life Initiative negli Stati Uniti, e le università di St. Andrews e Edinburgh e la Queen’s University di Belfast nel Regno Unito. Ogni anno saranno 80 le notti garantite ai partner del progetto per l’utilizzo dello strumento accoppiato al TNG.
La sua piena operatività è prevista per il 1° aprile del 2012.
Ascolta l’intervista di Media Inaf a Tommaso Maccacaro
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