Erano una grande famiglia, il Sole e i suoi fratelli. Stelle nate circa 4,56 miliardi di anni fa dallo stesso cluster. Si separarono poco dopo la nascita, e ognuno intraprese la sua strada nella galassia. Un’inesorabile diaspora nella quale sono andati dispersi tutti i parenti più stretti della nostra stella. Nessuno sa dove siano finiti, potrebbero esserse ovunque in mezzo alle centinaia di miliardi di stelle che brillano nella Via Lattea. Certo, sarebbe importante ritrovare almeno qualcuno dei compagni d’infanzia per ricostruire un pezzo della storia comune e forse comprendere l’origine del nostro stesso Sistema Solare. Già, ma come fare a rintracciarli e soprattutto dove andarli a cercare? Un gruppo di ricercatori russi sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society offre qualche suggerimento. Se la famiglia d’origine del Sole era abbastanza numerosa, diciamo composta almeno da 10.000 astri o più – dicono gli autori – allora c’è qualche speranza di ritrovare i desaparecidos, setacciando lo spazio nel raggio di 330 anni luce dal Sole circa. Se però il Sole aveva meno di mille fratelli allora conviene rinunciare all’impresa e arrendersi all’idea che la “carrambata” tra parenti lontani sia impossibile.
Questo il risultato delle simulazioni numeriche condotte da Yury Mishurov e Irina Acharova della Southern Federal University di Rostov-on-Don, in Russia. In base ai calcoli condotti sullo scattering stellare nel disco galattico, i ricercatori ritengono che i membri della famiglia solare, seppur nati vicini e nello stesso momento, dopo 4,6 miliardi di anni possano essersi sparpagliati su una vasta porzione del disco galattico. In questo lavoro viene confutata l’idea secondo cui le stelle non possano essersi spinte troppo lontano dal loro luogo di nascita, come suggeriva un precedente lavoro condotto da Simon Portegies Zwart, della Leiden University nei Paesi Bassi. Nel 2009 Portegies Zwart aveva stimato che ci sarebbero dalle 10 alle 60 stelle parenti del Sole nei paraggi, entro i 330 anni luce, individuabili con la nuova potente generazione di telescopi. Quest’ipotesi, a detta dei colleghi russi, può essere considerata accettabile solo assumendo che nella nebulosa originaria si siano formate almeno 10.000 stelle, non un ordine di grandezza di meno. Il motivo? L’alta dispersione delle stelle nelle loro rispettive orbite. Un effetto legato alle perturbazioni del campo gravitazionale dei bracci a spirale. Variabile, questa, ignorata nel precedente modello.
Insomma, la caccia ai fratelli dispersi sarebbe ben più ardua del previsto. Come se non bastasse, notano gli autori, “la presenza di membri del cluster solare nelle vicinanze del Sole è una condizione necessaria, ma non sufficiente per trovarli”. Si tratta di una ricerca entusiasmante, ma estremamente difficile tra miliardi di altre stelle. “L’unica chance di successo, ammesso che i fratelli fossero inizialmente almeno 10 alla quarta, è trovare un gruppo di diverse decine di stelle con proprietà particolari: età ravvicinante, analoga abbandanza di elementi chimici, stessi patterns di velocità nello spazio…”. Allora, forse, il ricongiungimento familiare sarà possibile.