E sono 20mila. Proprio come le leghe percorse sotto i mari dal leggendario Nautilus di capitan Nemo. Ventimila orbite descritte dal satellite AGILE attorno alla Terra: un traguardo tutto italiano, che forse solo la penna di Jules Verne avrebbe saputo immaginare. Da quando è stato lanciato, il 23 aprile di quattro anni fa nella base indiana di Sriharikota, AGILE (Astrorivelatore Gamma ad Immagini LEggero) non ha smesso di affascinare la comunità scientifica con le sue scoperte nello studio dell’Universo nelle alte energie.
Tanto che la “fine missione” originariamente fissata per il 2010 è stata annullata e al momento il satellite è ancora pienamente operativo, in attesa di spegnere la sua quarta candelina il mese prossimo. Oltre mille e quattrocento giorni di vita, i suoi finora, durante i quali ha effettuato radiografie celesti a 550 km di altitudine, scandagliando con perizia il cosmo e l’atmosfera terrestre.
“AGILE sta contribuendo allo studio dei fenomeni più energetici del nostro Universo con applicazioni importanti anche sulla Terra”, ha commentato il Principal Investigator dello strumento, Marco Tavani, dell’INAF-IASF di Roma. “Tra le scoperte degli ultimi mesi – ha proseguito Tavani – va ricordata quella relativa alla forte emissione gamma transiente dalla Nebulosa del Granchio (finora ritenuta la sorgente stabile per eccellenza dagli astronomi) che sta fornendo informazioni fondamentali sui processi di accelerazione di particelle più estremi, e la rilevazione di emissione gamma fino a 100 Megaelettronvolt da parte di una classe speciale di lampi terrestri. Una scoperta, quest’ultima – ha concluso Tavani – che porta a revisionare completamente i modelli proposti finora per la produzione di raggi gamma nell’atmosfera”.
L’obiettivo di AGILE – un programma ASI realizzato con il contributo di INAF, INFN e CIFS e grazie al lavoro di un pool di industrie nazionali guidato da Gavazzi Space, Thales-Alenia Space Italia, Rheinmetall Italia, Telespazio, Galileo Avionica e Mipot – è studiare l’universo “violento” nei raggi X e Gamma. Ovvero nella banda di radiazioni in cui si “vedono” i fenomeni più potenti ed energetici che avvengono nel cosmo, come le esplosioni dei lampi gamma e quelli in prossimità dei buchi neri e stelle di neutroni, nella nostra e in galassie lontane, attraverso un sistema composto da due rivelatori capaci di produrre “immagini” con l’uso della tecnologia dei rivelatori al silicio. Il primo registra i raggi gamma (di energia compresa tra i 30 MeV e i 30 GeV), il secondo, “Super AGILE”, i raggi X-duri (15-45 keV).
La particolarità di AGILE è proprio la combinazione di due rivelatori a immagini, operanti simultaneamente nelle bande di energia gamma e di raggi X-duri, fusi in un unico strumento dalle grandi capacità scientifiche. Nella sua minuta scatola di silicio restano intrappolati lampi di luce spaventosamente potenti, emessi per lo più da Gamma Ray Burst, flash invisibili agli occhi umani sprigionati da un’energia più forte di quella emanata dal sole in tutta la sua vita.
“I dati prodotti dal satellite AGILE e scaricati nei 20.000 passaggi sulla stazione di Malindi hanno riservato non poche sorprese in questi quattro anni di vita operativa”, ha dichiarato Barbara Negri, responsabile dell’unità Esplorazione e Osservazione dell’Universo dell’ASI. “Grazie all’ottima strumentazione a bordo, alla capacità di monitoraggio del cielo gamma e di allerta rapida, nonché all’attività di analisi dati dell’ASI Science Data Center – ha infine sottolineato la Negri – AGILE si è conquistato un posto di rilievo per l’importante contributo dato all’Astrofisica delle alte energie.”