Si è concluso con la firma di una lettera di intenti il vertice dedicato al progetto SKA, Square Kilometer Array, che si è svolto da martedì a sabato nella sede centrale dell’INAF a Roma.
Alla lettera di intenti hanno aderito nove dei dieci paesi rappresentati in questo summit, unica astensione quella statunitense. Sud Africa, Nuova Zelanda, Inghilterra, Francia, Olanda, Australia, Cina, Canada e ovviamente Italia.
Nella lettera i nove paesi aderenti dichiarano la loro comune ambizione di vedere SKA realizzato e hanno deciso di instituire un “Founding Board”, una struttura legale che abbia il compito di guidare il progetto. Il nuovo consiglio ha annunciato che avrà la sua sede al Jodrell Bank Observatory a Machester in Inghilterra e secondo il Direttore di SKA, Richard Schilizzi, questo passaggio avviene in un momento cruciale perché “si passi dal concetto ad un mega scientifico progetto internazionale”.
Siamo ancora, ovviamente, in una fase preliminare e le incognite sono ancora molte. Un progetto come SKA, del costo di due miliardi di euro, non è un’impresa facile e per poter essere sostenuto ha bisogno di un coinvolgimento internazionale forte, che non può esimere probabilmente, da paesi forti economicamente come gli Stati Uniti.
“Però – fa notare il Presidente del Founding Board, John Womerslay – data la situazione economica, il fatto che molti partner abbbiano riconosciuto l’importanza di sostenere economicamente il progetto SKA dimostra che non solo è un grande progetto scientifico e tecnologico, ma testimonia i notevoli benefici economici che tale progetto porta con se”.
Un progetto, infatti, che ha grandi obiettivi scientifici, ma anche sviluppi tecnologici e ritorni industriali importanti, si muove ovviamente per piccoli passi nella sua fase di ideazione e progettazione. Piccoli ma indispensabili, come quello compiuto in questi giorni presso l’INAF a Roma, perché si rendano solide le fondamenta di un così ambizioso progetto.
L’Italia guarda con interesse al progetto, ci spiega il presidente dell’INAF, Tommaso Maccacaro perché “SKA è un formidabile strumento per studiare l’universo nei suoi aspetti più estremi e più remoti. E’ un progetto grandioso che prevede la costruzione di migliaia di antenne in un’area di 3000km di diametro. Vogliamo continuare a competere a livello internazionale nell’eccellenza dell’astrofisica e quindi continuare a collaborare in progetti di questo livello”.