Avviene tutto in meno di 35 millisecondi, un tempo tre volte più veloce di un battito di ciglia. Due stelle di neutroni, compatte e magnetizzate, orbitano a soli 11 miglia di distanza. Ciascuna delle due impacchetta una volta e mezzo la massa del Sole in una sfera di circa 17 miglia di diametro. Ciascuna genera un campo magnetico circa un trilione di volte più forte del sole. In una configurazione simile, bastano 15 millisecondi perché le due stelle si schiantino l’una contro l’altra, fondendosi e trasformandosi in un buco nero che ruota ad alta velocità. Tutt’intorno, gira materia superdensa con temperature di miliardi di gradi centigradi. Nei sucessivi 11 millisecondi, il gas che ruota a velocità prossime alla luce amplifica il campo magnetico che alla fine diventa migliaia di volte più forte rispetto a quello delle stelle originali e dà origine a due imbuti direzionati verso l’esterno lungo gli assi di rotazione del buco nero. Questa è esattamente la condizione in cui si sprigionano getti di particelle ultraveloci. Che producono i cosiddetti “gamma ray burst” corti.
A dimostrarlo è stata una super simulazione al computer, durata sette settimane, condotta presso l’Albert Einstein Institute (AEI) di Potsdam, in Germania, e guidata dall’italiano Luciano Rezzolla.