Sullo specchio del telescopio spaziale Hubble sono arrivati raggi di luce che hanno viaggiato per 13,5 miliardi di anni attraverso il cosmo. Provengono da stelline nate appena 200 milioni di anni dopo il Big Bang, all’interno di una baby-galassia agli albori dell’Universo. Non è la galassia più distante finora misurata. Lo scettro spetta ancora a questa, che vanta un redshift di 8,6, corrispondente a un’età dell’Universo di circa 600 milioni di anni.
La nuova galassia, osservata prima da Hubble, quindi dal telescopio Spitzer della NASA e dal Keck Observatory sul Mauna Kea, nelle Hawaii, ha stupito gli scienziati perché – pur essendo una delle prime ad aver popolato l’Universo – ospita al suo interno stelle che sembrano già “mature”. L’atto di nascita, recuperato dall’esame spettroscopico, recita una data di gran lunga anteriore a quanto ci si aspettasse: solo 200 milioni di anni dopo il “via”. “Un dato che sfida le attuali teorie cosmologiche”, ha detto Johan Richard del Centre de Recherche Astronomique di Lyon, in Francia, primo autore dello studio, che sarà pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
La flebile luce di questo oggetto così precoce è stata “magnificata” grazie all’effetto lente gravitazionale: un massiccio cluster di galassie, interposto tra noi e lei, ne ha amplificato di 11 volte la luminosità, che altrimenti sarebbe stata impossibile da rilevare anche con i più potenti telescopi. Si aggiunge così una nuova tessera al puzzle della cosiddetta “reionizzazione”, quel processo che pose fine all’età buia dell’Universo. Permise alle stelle di ardere e alla luce di filtrare e diffondersi dappertutto.
Dall’età di circa 380 milioni di anni, l’Universo entrò in una fase che gli scienziati chiamiamo Età Oscura. Non c’erano oggetti luminosi. L’Universo era completamente buio e avvolto da una nebbia d’idrogeno. Questa fase si concluse quando si formarono le prime stelle e la loro intensa radiazione ultravioletta rese lentamente trasparente la nebbia, tra 150 a 800 milioni di anni dopo il Big Bang.
Quest’ultima galassia, appena scoperta, potrebbe aiutare a fissare dei limiti temporali più stringenti sulla nascita delle prime stelle. Ma, come si dice, una rondine non fa primavera. Diversi gruppi di ricerca nel mondo (tra cui l’INAF) sono impegnati a studiare le origini dell’Universo, alla ricerca di oggetti straordinariamente rari, deboli, lontanissimi nello spazio e nel tempo. Capire come sia accaduto il processo di reionizzazione e come si siano formate ed evolute le prime galassie, è una delle grandi sfide della cosmologia moderna.