È consuetudine della NASA, la più grande e importante agenzia spaziale al mondo, consultare la comunità scientifica statunitense, nei vari campi di ricerca, per avere le linee guida delle attività spaziali nei diversi settori scientifici.
Un certo numero di comitati, nei diversi settori, appunto, della ricerca, si formano per formulare gli indirizzi affinché lo spazio sia una risorsa scientifica e strumentale anche nel loro ambito di studio. È quanto fatto ad esempio dal comitato presieduto dal Professor Duncan, della Columbia University del Missouri, che ha indicato le linee generali delle attività di ricerca nel settore della fisica in ambito spaziale, specificando come l’ambiente in microgravità rappresenti un’opportunità unica e irripetibile sulla Terra.
A questo assunto, piuttosto generale, il comitato ha posto una premessa fondamentale. Quale lo chiediamo al presidente dell’INAF, Tommaso Maccacaro.
“La premessa è che è importante finanziare la ricerca di base. Quella ricerca che studia le cose ignote e sconosciute, più o meno, dettate dalla curiosità di conoscere. Perché riconosce alla ricerca di base la potenzialità di produrre benessere per la società, sia nella forma di sviluppo tecnologico che nella forma di ritorno industriale”.
Vi è un approccio culturale negli Stati Uniti che rende concreto questo “appello”?
Direi di sì perché si vede che c’è consapevolezza del fatto che la ricerca porta allo sviluppo e al benessere. E che viene, lo sviluppo e il benessere, soprattutto da una ricerca libera, libera di trovare quello che non si conosce, di scoprire quello che non si sa. Negli USA si ha la consapevolezza che da lì parta tutto e che quindi quel tipo di ricerca avrà delle applicazioni, che successivamente aiuteranno lo sviluppo sociale. Da noi è meno chiaro. Si pensa di poter finanziare direttamente le applicazioni della ricerca e spesso questo risulta un po’ miope.