Sono passati cinquanta anni da quando un giovane pilota militare russo, Yuri Gagarin, entrò nella storia, compiendo il primo volo spaziale umano. Un solo giro intono alla Terra, neanche due ore trascorse tra il decollo della Vostok-1, la rudimentale capsula che a malapena riusciva ad ospitarlo, ed il rientro per niente “morbido” in un campo vicino Mosca. Ma sufficienti per aprire una nuova era nell’esplorazione del cosmo, innescando una eccezionale competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica che solo otto anni dopo avrebbe portato un uomo a calcare la superficie della Luna.
“Vedo la Terra azzurra!” esclamò ad un tratto Gagarin durante il suo giro attorno al nostro pianeta. Una frase che oggi può farci sorridere, abituati come siamo a spettacolari e dettagliatissime riprese dallo spazio del mondo in cui viviamo, ma che trasmette tutto lo stupore di chi ha avuto la possibilità di vederlo con i propri occhi, per la prima volta, da una prospettiva unica. E proprio questa frase dà il titolo alla mostra fotografica organizzata dall’Agenzia di stampa russa Ria Novosti e dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” inaugurata ieri pomeriggio al Palazzo del Rettorato dell’Ateneo capitolino.
Il percorso si sviluppa in 35 fotografie, alcune delle quali inedite, provenienti dall’immenso archivio della Ria Novosti, l’agenzia di stampa russa, che conta oltre di 600 mila foto. L’esposizione presenta immagini uniche e materiali video che raccontano non solo il lato pubblico ed eroico di Gagarin, quello di primo cosmonauta, ma anche quello più personale e privato: un uomo semplice, con i suoi sentimenti e le sue fragilità. Come fotogrammi di un film, la mostra mette in luce i momenti più significativi della vita di Gagarin, compresa la preparazione per il volo, il lancio nello spazio, il rientro a Terra e i viaggi all’estero e la sua vita dopo lo storico evento.
“In questa mostra si celebra il volo di Gagarin che si è concluso con un grande sorriso del cosmonauta, sorriso che ha fatto innamorare la nostra Gina Lollobrigida, che compare in una delle foto esposte qui” dice ai microfoni di Media INAF Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Un volo che in qualche modo ha segnato il destino e la volontà di occuparsi di Spazio di molti giovani. Direi che la cosa più bella è proprio questa, cioè il fatto che si riesca a incidere sul desiderio dei giovani di intraprendere una carriera scientifica. E quindi quale posto migliore dell’Università per mostrare come il connubio tra tecnologia e cultura sia assolutamente indispensabile”.