Giunto alla sua XII° edizione il Public Communication of Science and Technology Congress quest’anno è organizzato in Italia, a Firenze, grazie principalmente a Observa Science in Society, un centro di ricerca italiano e indipendente che promuove la riflessione e il dibattito sui rapporti tra scienza e società, favorendo il dialogo tra ricercatori, policy makers e cittadini.
Abbiamo posto qualche domanda a Massimiano Bucchi, referente nazionale per il Congresso. Co-fondatore di Observa, Bucchi è membro dell’International Network on Public Communication of Science and Technology (PCST) una rete di persone da tutto il Mondo che sono attive nella produzione e nella ricerca nella Comunicazione pubblica della Scienza e che organizza ogni 2 anni il Congresso omonimo.
Del Netwotk fanno parte: giornalisti scientifici, direttori e dipendenti di Musei scientifici e science center, ricercatori universitari che studiano i diversi aspetti della comunicazione pubblica della scienza e della tecnologia, scienziati che svolgono parte del loro lavoro a contatto con il pubblico, membri di uffici stampa in istittui scientifici e molte altre persone interrassete in questi argomenti.
Siete riusciti a portare il Congresso, per la sua 12° edizione, qui in Italia. Ci dice due parole sull’aspetto più importante di questo traguardo?
È il convegno più importante nel campo della comunicazione della scienza a livello mondiale, poterlo ospitare qui in Italia mi sembra una grande opportunità per tutti coloro che praticano e studiano la comunicazione della scienza, e più in generale per istituzioni di ricerca, policy makers, fondazioni
Qualità, onestà e bellezza nella comunicazione scientifica, slogan molto suggestivo ma anche significativo, ci dice qualcosa in più a questo proposito?
Da metà anni ’80, quando la Royal Society invitò con un famoso documento gli scienziati a impegnarsi a comunicare anche con il pubblico, la comunicazione della scienza ha vissuto una fase “eroica”: sono nate così tante iniziative caratterizzate da molta buona volontà ma spesso poca attenzione ad aspetti come la valutazione e l’impatto. Oggi la sfida è quella della qualità: una comunicazione mirata ed efficace, che per essere tale deve essere onesta e credibile. La bellezza naturalmente si lega al contesto italiano del convegno ed è uno dei modi in cui si può declinare la qualità
Al PCST non partecipa una sola categoria di comunicatori, anzi. Ci fa qualche esempio e qualche nome?
Una caratteristica positiva del convegno è che fa incontrare chi pratica la comunicazione della scienza (musei, uffici stampa, giornalisti) con chi ne studia i processi. Tra i relatori ci saranno la fotografa e docente del MIT Felice Frankel, la presidente dell’ERC Helga Nowotny, tutti gli editor della storia della principale rivista del settore, Public Understanding of Science, compreso il primo, John Durant.
C’è qualcosa che vorrebbe dire, sull’importanza di partecipare al PCST, a tutti gli astrofisici che ci leggono e che non operano negli ambiti della comunicazione?
Venite a Firenze!!