È in partenza per l’estero, e che sia un fior di scienziato non c’è dubbio. Ma questa volta non è un cervello in fuga. Se Roberto Maiolino, 44enne astronomo associato all’INAF-Osservatorio astronomico di Roma, nei primi mesi del 2012 lascerà l’Italia, non è per mancanza d’opportunità, ma per cogliere l’irripetibile occasione che gli si è presentata. Una di quelle alle quali proprio non si può dire di no: una full professorship, ovvero una cattedra a tempo pieno, nel mitico Cavendish Laboratory, il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cambridge. Il sogno di ogni fisico, il luogo dal quale sono usciti i primi due Nobel dedicati esplicitamente a ricerche astronomiche: quelli conferiti nel 1974 a Martin Ryle e Antony Hewish per la radioastronomia.
«Sono semplicemente entusiasta», è il commento a caldo di Maiolino, «Cambridge è una sorta di tempio della scienza. È impossibile dir di no a un’opportunità del genere. Fa un certo effetto avere una cattedra dove hanno lavorato Newton e Maxwell. E soprattutto in quel dipartimento, che ha dato il Nobel a quasi trenta scienziati. Un dipartimento, fra l’altro, che dispone di numerose risorse, tali da potermi consentire di portare avanti una serie di ricerche alle quali tengo molto». Ricerche come quelle riguardanti l’evoluzione delle galassie nell’universo lontano, alle quali Maiolino si è dedicato negli ultimi anni, utilizzando vari strumenti in diverse bande spettrali, specialmente radio e infrarosso.
Altrettanto entusiasta per il nuovo “acquisto” il direttore del Cavendish Laboratory, il professor James Stirling: «Sono felice che Roberto venga a lavorare con noi come nuovo professore di Astrofisica sperimentale. Nel campo dell’astrofisica osservativa extragalattica, è uno fra gli scienziati più talentuosi della sua generazione, e porterà al nostro gruppo le sue competenze e nuovi, entusiasmanti, campi d’interesse. Speriamo anche che la sua nomina possa contribuire a rafforzare i legami fra le comunità astrofisiche italiane e quelle del Regno Unito».
Certo, per l’astronomia italiana, e per l’INAF in particolare, all’orgoglio di aver contribuito a formare lo scienziato che siederà sulla «Chair of Experimental Astrophysics» dell’Università di Cambridge si somma il retrogusto amaro di vederlo partire. Ma la scienza è fatta così, è cosmopolita per natura. E i colleghi? «Tristi perché me ne vado, ma contenti per me. L’idea, comunque», promette Maiolino, «è quella di mantenere una stretta collaborazione con i ricercatori italiani, anzi: spero di continuare a venire spesso in Italia».