Galassie che dormono e galassie sveglie. È quanto affermano astronomi dell’Università di Yale in un articolo on line su Astrophysics Journal. Nello studio si considerano due distinti comportamenti delle galassie: l’essere sveglie, ovvero con una marcata attività di formazione stellare, o dormienti, con poca o nulla formazione stellare.
È noto da tempo agli scienziati questo diverso stato delle galassie, ma in relazione alle galassie dell’universo vicino. Questa nuova indagine mette in luce come anche galassie agli albori dell’universo, oltre 12 miliardi di anni fa, galassie molto giovani quindi, possono essere associate a questi due diversi stati.
“Il fatto che noi vediamo giovani galassie, nell’universo lontano, già spente è notevole”, ha detto Kate Whitaker, dell’Università di Yale e principale autore della ricerca.
Al fine di determinare a quale stato rispondessero le galassie osservate, l’autore e il suo team hanno fabbricato un nuovo set di filtri, ognuno sensibile ad una diversa lunghezza d’onda della luce, utilizzandoli sul telescopio di 4 metri di Kitt Peak in Arizona.
Grazie alle 75 notti passate a osservare l’universo vicino e distante, da 40.000 a 12 miliardi di anni luce di distanza, compiendo l’indagine più accurata e completa mai realizzata a quelle distanze e lunghezze d’onda, il team di astronomi ha decifrato il comportamento delle galassie in base al colore della luce emessa: blu per l’attività di formazione stellare, rossa per quelle dormienti. È stato possibile constatare anche che ci sono molte più galassie attive che passive, concordemente con l’ipotesi per cui le galassie nella loro evoluzione abbiano un inizio caratterizzato da una intensa attività di formazione stellare, per poi andare a spegnersi.
“Non abbiamo visto molte galassie allo stato intermedio”, ha dichiarato Pieter van Dokkum, altro autore della ricerca. “E questo dimostra quanto velocemente le galassie passino da uno stato all’altro, da attive a passive “.
Rimane aperta la questione se le galassie dormienti arrivino a spegnersi completamente, cioè a non avere più alcuna attività di formazione stellare. L’unico dato che lo studio suggerisce è che in quelle attive il tasso di formazione stellare è 50 volti superiore a quello delle omologhe passive.
“In futuro speriamo di stabilire se le galassie passino da uno stato all’altro durante la loro evoluzione, cioè da attive a passive, per poi risvegliarsi”, aggiunge van Dokkum. “o una volta addormentate non si risveglino più. Inoltre sarebbe molto interessante capire quanto tempo ci voglia alle galassie per addormentarsi e se siamo in grado di coglierne una nell’atto di prendere sonno”.