Come possiamo stabilire se su un pianeta ci può essere vita osservandolo a distanza? Quali gli indizi da cercare? Se lo chiedono i ricercatori di un programma americano di Esiobiologia, in parte finanziato dall’ Istituto di Astrobiologia della NASA. Seduti davanti ai computer, costruiscono simulazioni virtuali dalle quali determinare tutti gli indizi che in qualche modo indicano la possibile presenza di vita o quantomeno di elevate condizioni di abitabilità.
Tenendo presenti i costituenti tipici delle varie atmosfere planetarie, i ricercatori si sono concentrati sulle abbondanze dei composti organici che presentano zolfo, un fattore strettamente legato alla quantità di calore proveniente dalla stella attorno alla quale orbita il pianeta che a sua volta è un fattore primario che ne determina la possibile abitabilità. Le simulazioni hanno mostrato che le diverse abbondanze di questi composti hanno, tra le conseguenze, quella di variare a loro volta i livelli di etano e metano presenti nell’atmosfera.
Il risultato, pubblicato da poco in un articolo su Astrobiology, acquista particolare rilevanza per chi si troverà a studiare pianeti e satelliti dotati di un’atmosfera simile a quella della Terra primordiale, dove ancora non dominano gas quali ossigeno e azoto ma che presentano invece forti concentrazioni di idrocarburi quali l’etano e il metano. Misurandone i livelli, operazione possibile anche a distanza senza la necessità di recarsi sul posto, in base a quanto ottenuto dai modelli sviluppati dai ricercatori, sarà possibile calcolare il “livello di abitabilità” del corpo celeste.
La stima non potrà essere considera definitiva ma andrà associata ad altre valutazioni basate su altri indizi. Tuttavia rappresenterà un ulteriore e importante elemento discriminante, utile per selezionare in modo mirato i pianeti con maggiore probabilità di ospitare la vita sui quali conviene continuare a indagare.