L’hanno definita la coppia stravagante sia perché è fuori dal comune sia perché ci ha riservato qualche sorpresa. Si tratta di due stelle in orbita una attorno all’altra, distanti da noi 8.000 anni luce. La prima, nota come LS 2883, è una gigante blu, giovane, estremamente luminosa, con una massa 24 volte quella del Sole; l’altra, PSR B1259-63, è una pulsar, ovvero una stella di neutroni in rapida rotazione su se stessa: compie 21 giri in un secondo, è più piccola della Terra e possiede una massa due volte quella del Sole.
Una tale accoppiata non poteva che suscitare l’interesse degli astrofisici, soprattutto dopo aver scoperto che ogni tre anni e cinque mesi le due stelle raggiungono la minima distanza l’una dall’altra: circa 63 milioni di chilometri, meno della metà della distanza della Terra dal Sole. Un minimo toccato verso la fine dello scorso anno che ha messo in allerta i maggiori telescopi spaziali: da Fermi a Swift, da XMM-Newton a INTEGRAL, pronti a cogliere le conseguenze prodotte da quell’avvicinamento. Conseguenze previste dalla teoria, che hanno origine nel disco di gas che circonda la stella più grande. Durante il periodo di massimo avvicinamento la pulsar entra ed esce due volte da questo disco: ogni volta dà una botta di energia alle particelle del gas che subiscono così un’ improvvisa accelerazione, emettendo intese quantità di energia nelle varie lunghezze d’onda.
Proprio la rilevazione di queste emissioni era l’obiettivo dei principali telescopi spaziali alla fine del 2010 e a gennaio di quest’anno, quando la pulsar è passata rispettivamente la prima e la seconda volta nel disco di gas. A sorpresa, mentre le emissioni nella banda X e radio sono rimaste le stesse in entrambi i “tuffi”, quelle gamma sono invece risultate molto più intense nel secondo, come illustrato in un articolo che verrà pubblicato nel numero del 20 Luglio dell’ Astrophysical Journal Letters ma già disponibile on line.
Qual è l’origine di una differenza così marcata nei due casi? Cosa è cambiato tra il primo e il secondo passaggio? Gli astrofisici sono al lavoro per trovare la risposta, legata ai meccanismi dinamici e alla fisica delle alte energie, e ben gradirebbero un ulteriore set di osservazioni e dati. Anche per questo c’è chi già si sta pensando al migliore coordinamento possibile dei telescopi per maggio 2014, quando saranno passati i tre anni e cinque mesi che ci separano dal prossimo tuffo della piccola pulsar nel gas della sua compagna.