“C’era una volta ExoMars“, titolava un paio di settimane fa sul suo blog la giornalista Claudia Di Giorgio. Sembrava strano pensarlo dopo l’accordo che prevedeva una condivisione tra ESA-NASA del programma europeo, un orbiter e un dimostratore tecnologico di lander nel 2016 a guida ESA e, a guida NASA, due rover sul suolo marziano, uno americano e l’altro europeo, nel 2018. Tutti e due i lanci sarebbero avvenuti a bordo di un Atlas, a carico della NASA.
Tutto ciò è diventato un’ipotesi dopo che la NASA ha fatto i conti con il proprio budget. E se da una parte il DG dell’ESA, Jean Jacques Dordain, non si dice disposto a tornare dai paesi membri per chiedere nuovi finanziamenti (la crisi vale per tutti), la NASA ribadisce, alla vigilia del lancio dell’Atlantis, la propria leadership e indica nella conquista umana di Marte l’obiettivo primario. Secondo Umberto Guidoni, interpellato da Media INAF, da una parte la NASA sposta in avanti i problemi di bilancio, dall’altro rende la Stazione Spaziale Internazionale il principale investimento nei prossimi anni.
Il fatto è che il lancio del primo orbiter è fissato per il 2016, praticamente dietro l’angolo, e quello dei due rover per il 2018. Un problema non da poco anche per l’Italia visto il coinvolgimento nazionale nel programma, a partire dall’INAF.
Il ruolo di principal investigator, ovvero la responsabilità e il coordinamento dello strumento DREAMS (Dust characterisation, Risk assessment, and Environment Analyser on the Martian Surface) che sarà a bordo del lander, è infatti affidato a un’italiana, Francesca Esposito dell’INAF – Osservatorio di Capodimonte. DREAMS si compone di sei sensori che hanno recentemente superato i primi test: cinque di essi faranno rilevamenti di tipo meteorologico, mentre il “sesto senso” farà misure mai effettuate prima, concentrandosi sul campo elettrico marziano. “Noi siamo stati selezionati per aver risposto a un bando ESA-NASA orientato su due diverse richieste” spiega Esposito. “Quella a cui abbiamo fatto riferimento chiedeva che venisse proposta strumentazione per fare rilevamenti una volta che il lander fosse atterrato sulla superficie di Marte”.
La risposta INAF si è dimostrata vincente, ma ci sono altri motivi di orgoglio per il nostro Paese: sempre un italiano, Stefano De Bei del CISAS (Centro Interdipartimentale di Studi e Attività Spaziali), sarà responsabile dell’accomodamento sul lander dei sensori di DREAMS. E non finisce qui. “L’altro punto del bando” continua Esposito “sollecitava proposte per utilizzare i sensori che sono già sul lander (ovvero quelli che servono a monitorarne l’assetto durante la discesa) perché i loro dati possono essere utilizzati anche per scopi scientifici. Anche in questo caso ha vinto la proposta di un’italiana, Francesca Ferri del CISAS, che coordinerà tutto il team europeo per gli aspetti scientifici durante la discesa.”
Significa che tutta la scienza che si prevede di fare grazie al lander della missione EXOMars del 2016, sarà interamente coordinata dall’Italia. “È un grande risultato per l’INAF in particolare e per l’Italia in generale” conclude Francesca Esposito. Certo sarebbe un paradosso se, nel momento in cui, dopo anni di scelte ambigue, la NASA pone come primario obiettivo la conquista di Marte, l’Europa ne uscisse penalizzata. La risposta è attesa per dopo l’estate. Ma certo il tempo stringe.