Cosa porteranno con sé gli astronauti che un giorno andranno sugli avamposti umani sulla Luna o su Marte? Certamente un adeguato quantitativo di acqua e viveri, attrezzature scientifiche ed equipaggiamenti, qualche effetto personale e, forse, un reattore nucleare portatile. Non per far saltare in aria qualche asteroide, ma per produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare la loro base extraterrestre. Non è fantascienza, ma un progetto reale e tecnologicamente maturo, sviluppato dalla NASA in collaborazione con il DOE, Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, che si concretizzerà in un prototipo dimostrativo il prossimo anno. A darne l’annuncio, al 242° National Meeeting & Exposition dell’American Chemical Society, in corso a Denver negli Stati Uniti, è stato James Werner, ricercatore dell’Idaho National Laboratory.
“La gente non si accorgerebbe nemmeno che il nostro dispositivo è un generatore di corrente a energia nucleare” dice Werner. “Il reattore in sé sta in un contenitore delle dimensioni di solo 45 centimetri per 75”. La centrale nucleare ‘in valigia’, come potrebbe essere ribattezzata, sarebbe in grado di produrre sulla Luna 40 Kilowatt di potenza elettrica, quanto basta per soddisfare la richiesta energetica di dieci case di medie dimensioni sulla Terra.
Ma oltre la portabilità, questo sistema ha dalla sua un altro importante vantaggio rispetto ai sistemi fotovoltaici, oggi di fatto l’unica alternativa, insieme alle celle a combustibile, per la produzione di elettricità nello spazio: fornire cioè energia in modo continuo, non vincolato alla presenza di luce solare. Dunque generatori nucleari potrebbero essere installati anche sul fondo di crateri, canyon o nel sottosuolo.
Il loro principio di funzionamento è basato sul processo di fissione nucleare di elementi radioattivi, lo stesso dei grandi reattori che sono presenti nelle centrali elettriche di tutto il mondo. “La fisica di base è la stessa, ma i livelli di potenza, i sistemi di controllo del reattore e i materiali usati per confinare i neutroni prodotti all’interno del nocciolo sono completamente differenti” prosegue Werner. “Altro fattore cruciale per l’impiego in missioni spaziali di questi dispositivi è il loro peso, che deve ovviamente essere minimizzato. Un problema che non viene di solito considerato nei reattori di tipo commerciale”. Questi dispositivi potrebbero dunque aprire una nuova strada per lo sfruttamento del nucleare nello spazio. Solo il tempo ci dirà se la tecnologia di cui disporranno sarà anche sicura e affidabile come promesso.