Potrebbe essere la tempesta più grande individuata sino ad ora ma non avviene su un pianeta, bensì su una nana bruna. A ipotizzarne la presenza sono stati gli astronomi dell’ Università di Toronto che hanno rilevato dei cambiamenti nella debole luminosità della nana bruna, segnale della probabile presenza della tempesta.
Per riuscire a cogliere la debole luce emessa da 2MASS 2139, questa la sigla ufficiale della nana bruna, gli astronomi hanno utilizzato una camera all’infrarosso montata sul telescopio di Las Campanas in Cile. Hanno così ottenuto una serie di immagini e misure che hanno mostrato come in meno di 8 ore vi sia stata una variazione del 30% nella luminosità.
La spiegazione più probabile per i repentini cambi di luminosità è che vi sia una grossa macchia scura sulla superficie gassosa della nana bruna: ruotando attorno a se stessa, quando la macchia arriva lungo la nostra linea di vista misuriamo la diminuzione di luminosità. Ma cosa ha prodotto questa macchia? Un’enorme tempesta, rispondono gli astronomi, che ha dato vita a un vortice analogo alla grande macchia rossa su Giove.
Le nane brune sono considerate stelle che non si sono completamente accese perché dotate di poca massa. Per molti rappresentano la via di mezzo tra le stelle e i pianeti giganti gassosi. Lo studio di questa tempesta può quindi fornire dati utili alla comprensione dei fenomeni atmosferici che avvengono anche sui pianeti di questo tipo e potrebbero fornire una spiegazione sul come e perché hanno origine le enormi tempeste che li caratterizzano.
Analisi e conclusioni stato illustrate in un articolo pubblicato sull’ Astrophysical Journal, discusso in questi giorni nel corso della conferenza “Solar Systems II” che si svolge a Jackson Hole, negli Stati Uniti.