Cosa fa crescere i buchi neri giganti al centro di certe galassie? Quali sono i fattori che riescono ad accrescerli sino a masse milioni di volte quella del Sole? John Silverman dell’ IPMU (Institute for the Physics and Mathematics of the Universe), insieme a un gruppo di oltre 50 ricercatori appartenenti al team COSMOS, ha la risposta, ottenuta dopo un lungo lavoro attorno alle misure della posizione di un campione di 20.000 galassie e le osservazioni ai raggi X del telescopio spaziale Chandra: una galassia nata dalla fusione di galassie.
Punto di partenza l’ipotesi che il fattore più importante nella crescita di un buco nero gigante sia la quantità di materia presente nelle regioni circostanti. Più stelle, polveri e gas sono presenti, più il buco nero può attirarne a se aumentando di massa. Ma cosa determina una maggiore o minore quantità di materia nelle zone centrali di una galassia? Probabilmente il fatto che sia nata dalla fusione precedente di due o più galassie o che stia subendo una fusione. Dimostrare quest’ultima correlazione non è però così semplice come sembra: la luce emessa dal centro delle galassie che ospitano buchi neri giganti sovrasta quella proveniente dalle rimanenti regioni, nascondendo così la presenza di eventuali galassie vicine e in fase di fusione.
Per questo lo studio effettuato dal gruppo di John Silverman, a cui hanno partecipato un cospicuo numero di ricercatori dell’INAF soprattutto per quel che riguarda l’uso di dati a multi-lambda e in fase di pubblicazione sull’ Astrophysical Journal, ha seguito un’altra strada. Da una parte si è servito delle misure accurate di posizione di 20.000 galassie ottenute nell’ambito del progetto zCOSMOS dal Very Large Telescope in Cile. In questo modo ha potuto stabilire, tra tutte quelle del campione sotto esame, quando due galassie sono abbastanza vicine da poter interagire tra loro e quando invece siamo di fronte a una galassia “isolata”. Dall’altra parte si è ricorsi alle osservazioni del telescopio spaziale Chandra la cui vista ai raggi X riesce a individuare quelle galassie con al centro un buco nero supermassivo. Effettuati i conteggi, è risultato che tra tutte le galassie che hanno al centro un gigantesco buco nero, quelle in coppia superano del doppio quelle singole.
“Questa è una chiara evidenza della relazione fra l’attivazione dei buchi neri super-massicci e le collisioni di galassie” dice Andrea Comastri coordinatore del gruppo di lavoro sui nuclei galattici attivi della survey COSMOS.
Anche se ci sono altri fenomeni fisici che contribuiscono alla crescita del buco nero centrale, il risultato conferma così che tali giganti oscuri riescono a raggiungere masse di milioni se non miliardi di volte quella del Sole con maggiore facilità in galassie nate dalla fusione di altre galassie. Una conclusione palese che ora è stata legittimata anche dalla statistica.