A un esploratore che si perdesse sulla Luna, una bussola non sarebbe di nessun aiuto. A differenza della Terra, il nostro satellite è sprovvisto di campo magnetico. Così, per trovare il polo nord lunare, bisognerebbe ricorrere ad altri espedienti. Ma non è per risolvere problemi di orientamento che Christina Dwyer, dell’Università della California, ha condotto uno studio sul magnetismo lunare, bensì per rispondere a una domanda che risale all’epoca delle missioni Apollo: perché sulla superficie della Luna ci sono rocce magnetizzate nonostante l’assenza di un campo magnetico globale?
I risultati dello studio di Dwyer e colleghi, pubblicati sulla rivista Nature, offrono una possibile spiegazione. Anche la Luna, in passato, potrebbe aver avuto un proprio campo magnetico. Questo avrebbe avuto origine dallo sfregamento fra le regioni del mantello e quelle del nucleo, dovuto alla rotazione differenziale delle une rispetto alle altre. Nelle prime fasi della sua esistenza, la Luna girava intorno alla Terra su un’orbita più stretta di quanto non lo sia oggi: questa vicinanza la portava a sentire maggiormente l’influenza gravitazionale del nostro pianeta. Di conseguenza, nel ruotare intorno all’asse lunare, il mantello e il nucleo avrebbero perso sincronia: ciò avrebbe prodotto dei mescolamenti interni delle masse fuse. Si tratta di movimenti che possono dare origine a una sorta di dinamo in grado di generare un campo magnetico globale. Una dinamo lunare di questo genere potrebbe essere rimasta operativa per almeno un miliardo di anni fino a quando, il progressivo allontanamento fra Terra e Luna, la avrebbe portata inevitabilmente allo spegnimento.
Senza invocare la passata esistenza di un campo magnetico globale, la presenza di piccoli magneti sulla Luna potrebbe essere spiegata in altro modo: anche gli impatti meteorici, in certe condizioni, possono magnetizzare le rocce che colpiscono. Tuttavia, dalle analisi effettuate sulle rocce stesse e dalle misure orbitali della magnetizzazione della crosta lunare, risulta che in passato, e per un periodo di tempo prolungato, deve esserci stato un campo magnetico globale e di una certa intensità.
Sono necessari ulteriori test per stabilire se lo studio di Dwyer possa davvero applicarsi alla Luna, ma se questo modello si dimostrasse effettivamente valido, potrebbe servire come strumento di indagine per indagare sul passato magnetico di altre lune e altri corpi rocciosi del Sistema solare.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo “A long-lived lunar dynamo driven by continuous mechanical stirring“, di C. A. Dwyer, D. J. Stevenson & F. Nimmo
- Leggi l’articolo “An impact-driven dynamo for the early Moon“, di M. Le Bars, M. A. Wieczorek, Ö. Karatekin, D. Cébron & M. Laneuvil