Come nascono le nubi molecolari giganti entro le quali, a loro volta, si formano le stelle? I processi e le forze che guidano la formazione di questi enormi ammassi, dove il gas atomico si fa gas molecolare, sono tutt’altro che chiari. Comprenderne le dinamiche non è semplice, in particolare quando si tratta delle nubi molecolari giganti (GMC, dall’inglese Giant Molecular Clouds) presenti nella Via Lattea, per studiare le quali il nostro punto di vista da osservatori interni – dunque in grado d’osservare la galassia solo di taglio – è del tutto sfavorevole. Gli astrofisici Hua-bai Li e Thomas Henning, entrambi del Max-Planck-Institut für Astronomie, hanno perciò deciso di sondarne il comportamento in un’altra galassia, M33.
Distante circa 3 milioni di anni luce, M33 è, fra le galassie con bracci a spirale ben visibili e disposti frontalmente (così da poterla osservare come dall’alto), quella a noi più vicina. Talmente vicina e luminosa che è possibile coglierne la caratteristica forma a girandola persino a occhio nudo, pur se solo in condizioni di visibilità non meno che perfette. Per ricostruire i processi d’interazione fra i campi magnetici delle nubi molecolari giganti e dei bracci a spirale, Hua-bai Li e Thomas Henning hanno osservato sei GMC con i radiotelescopi del Submillimeter Array. In particolare, si sono concentrati sullo studio della polarizzazione dell’emissione della riga a 230 GHz delle molecole di CO, l’ossido di carbonio, in quanto dalla polarizzazione – vale a dire, la direzione d’oscillazione della radiazione elettromagnetica – è possibile risalire all’allineamento del campo magnetico della nube molecolare stessa.
Stando ad alcuni modelli di formazione delle nubi molecolari, queste non dovrebbero risentire in modo apprezzabile dell’influenza del campo magnetico galattico, ritenuto irrilevante rispetto alle forze caotiche e turbolente in atto nelle nubi stesse. I risultati dello studio di Li e Henning, pubblicato oggi on-line su Nature, mostrano invece che i campi magnetici delle nubi risultano allineati con i bracci a spirale di M33, suggerendo dunque che il loro orientamento sia correlato con quello dei bracci stessi.
Una scoperta che parrebbe implicare un meccanismo di formazione delle nubi molecolari alternativo, nel quale i campi magnetici galattici risulterebbero intensi a sufficienza da imprimere un orientamento alle singole nubi molecolari. Ipotesi che le osservazioni con gli array di radiotelescopi di nuova generazione, e in particolare ALMA, potranno mettere alla prova con grande efficacia.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature on-line l’articolo “The alignment of molecular cloud magnetic fields with the spiral arms in M33“, di Hua-bai Li & Thomas Henning (DOI: 10.1038/nature10551)