UN NUOVO STUDIO CONTRADDICE LA TEORIA

Dibattito aperto sul Dark Flow

Sarà pubblicato su Montlhy Notices un nuovo studio, basato sulle supernovae Ia, che mette in discussione il modello cosmologico che ha permesso di ipotizzare il "dark flow" cioè che l'universo visibile viaggi nella stessa direzione

     20/12/2011

Il dark flow. Così è stato definito il modello, presentato nel 2008 e che sconcertò non poco affermando che le galassie del nostro universo visibile stavano viaggiando, come un branco di pesci, in una singola direzione.

Questo nuovo concetto sfidava i modelli cosmologici basati sull’assunto che l’Universo sia più o meno simile ovunque, e che le galassie, attratte dalla gravità delle loro vicine, si spostassero in modo relativamente casuale.

“Il lavoro è stato molto controverso e molto dibattuto”, ha detto il cosmologo Richard Watkins di Willamette Università di Salem, Oregon, coautore della pubblicazione che contraddice il concetto del “dark flow” e che sarà pubblicato su Monthly Notices della Royal Astronomical Society.

L’idea del “dark flow” è stata basata sulle analisi dei fotoni provenienti dal fondo cosmico a microonde, una radiazione residua del Big Bang e che permea l’intero universo. Quando questi fotoni passano attraverso le galassie sono “contaminati” da polvere e particelle che li alterano leggermente.

Attraverso lo studio della variazione del fotoni, i ricercatori possono estrarre informazioni su quanto velocemente e in quale direzione le galassie si stiano muovendo. Lo studio originale che ipotizzò il dark flow arrivò alla conclusione che l’universo visibile si muovesse in una sola direzione a ad una velocità pari a 1,3 – 2,2 milioni miglia all’ora, rispetto al fondo cosmico a microonde.

Watkins, con il suo team ha voluto misurare il movimento relativo delle galassie utilizzando un set di dati differenti, un catalogo di supernova di tipo Ia. Poiché tutte le supernove di tipo Ia hanno esplosioni molto simili, gli astronomi possono utilizzare la loro luce per misurare con precisione la distanza, e la velocità della galassia in cui si verificano.

La squadra di Watkins ha confermato che le galassie si stavano muovendo nella stessa direzione ma che le velocità erano notevolmente più basse, intorno solo 560,000 mph. Inoltre, questo movimento collettivo avrebbe riguardato galassie relativamente vicine non tutto l’universo visibile. E tutto ciò non sarebbe in contraddizione con i modelli cosmologici, che concepiscono come piccoli vortici di galassie possano scorrere nella stessa direzione, mentre per la maggior parte il movimento è casuale.

“Questo è uno documenti recenti più incisivo contro la teoria del dark flow”, afferma il fisico William Kinney dell’Università di Buffalo di New York, già autore di precedenti lavori sui risultati sul dark flow.

Poiché i dati supernova hanno incertezze molto più piccole di quelli basati dei fotoni del fondo cosmico a microonde e sono quindi più affidabili, dice il cosmologo teorico Dejan Stojkovic, anch’egli dell’Università di Buffalo. Il team che ha elaborato la teoria del “dark flow”  è che, probabilmente, ha sottovalutato le loro barre di errore, ha aggiunto, e una migliore analisi statistica dei risultati li renderebbe meno discrepanti, anzi più o meno d’accordo.

Ma non ne sono del tutto convinti i sostenitori del dark flow. Sebbene l’autore principale dello studio che ha portato all’ipotesi del dark flow, il cosmologo Alexander Kashlinsky della NASA Goddard Space Flight Centre in Greenbelt, nel Maryland, riconosce che vi possa essere stata una sovrastima della velocità del flusso di circa il 30%, la nuova analisi si baserebbe su presupposti un po’’ diversi da quello che il suo gruppo ha utilizzato.

Il dibattito è aperto. A poter dire la parola fine i nuovi dati sul fondo cosmico a microonde che il satellite Planck dell’ESA dovrebbe fornire tra circa un anno.