Come un pitone intento a stritolare la sua preda, dal giorno dell’inserimento in orbita attorno all’asteroide (il 16 luglio scorso) la sonda NASA Dawn ha stretto Vesta sempre più nelle sue spire. Dai 16mila chilometri iniziali, l’orbita si è fatta mano a mano più serrata e veloce, scendendo di mese in mese ai 2700 km della survey orbit (raggiunta in agosto), quindi ai 680 km della high altitude mapping orbit (raggiunta a fine settembre) e infine ai 200 km scarsi dell’orbita più bassa fra quelle programmate, la LAMO, o low altitude mapping orbit. E inviando a ogni tappa nuovi set d’immagini, con livelli di dettaglio sempre più spinti. Le foto più recenti attualmente disponibili, scattate a metà dicembre da 199 km d’altitudine, hanno una risoluzione sul terreno di appena 23 metri per pixel.
Cosa queste mappe rivelino, lo si può vedere dall’immagine qui a fianco. Rappresenta un’area di circa 19×19 chilometri localizzata a 45.5 gradi di latitudine sud e 325.1 gradi di longitudine est. Ciò che più colpisce è la quantità impressionante di crateri più o meno grandi. I microcrateri, in particolare, sembrano ricoprire l’intera superficie, conferendole un suggestivo aspetto poroso. A guardare attentamente, si possono anche scorgere, sul fianco della grande montagna centrale, le tracce di numerosi crolli.
Ma è da ciò che non si può vedere con gli occhi che gli scienziati attendono i risultati più importanti, quelli per i quali Dawn s’è spinta così in basso. Risultati come quelli che arrivano dai dati raccolti dai rivelatori di raggi gamma e di neutroni a bordo della sonda NASA, fondamentali per capire quali siano gli elementi costitutivi dell’asteroide. Dal misuratore di campo gravitazionale, cruciale per ricostruirne la struttura interna. E dallo spettrometro ad immagine VIR (Visual and Infrared Spectrometer), operante nel visibile e nel vicino infrarosso ad alta risoluzione spaziale e spettrale: sviluppato sotto la responsabilità di Angioletta Coradini, rappresenta il principale contributo INAF alla missione.
La campagna d’osservazioni dall’orbita più bassa continuerà fino a fine febbraio, per un totale di dieci settimane. L’addio a Vesta, invece, è previsto per l’estate prossima, quando Dawn inizierà a far rotta verso la sua ultima meta, l’asteroide Ceres, che raggiungerà nel 2015.
Per saperne di più:
- Guarda lo slideshow della NASA
- Lo strumento VIR sul sito INAF IASF Roma
- La missione Dawn sul sito ASI
Guarda su INAF-TV il servizio video di Stefano Parisini con animazioni della NASA: