Sono blu, quindi caldissime sulla loro superficie, ma contrariamente alla stragrande maggioranza delle stelle con queste caratteristiche, non sono né giganti né di recente formazione. Hanno infatti all’incirca una taglia paragonabile a quella del nostro Sole e si trovano in uno stadio evolutivo molto avanzato. A scovarne circa 8.000 nella galassia di Andromeda è stato il telescopio spaziale della NASA Hubble con la sua Wide Field Camera 3 che opera nella banda della radiazione ultravioletta.
“Lo studio che stavamo conducendo con Hubble non era mirato alla ricerca di questo tipo di oggetti celesti” dice Julianne Dalcanton della University of Washington a Seattle, che ha guidato il lavoro. “Nelle riprese sono emersi perché erano molto brillanti nella luce ultravioletta e molto differenti dalle stelle che ci aspettavamo di trovare”. Il motivo di questa sorpresa da parte degli scienziati nasce dal fatto che i modelli teorici dell’evoluzione stellare indicano che solo un particolare tipo di astri può avere le caratteristiche di quelli osservati da Hubble. Stelle piuttosto vecchie che, una volta espulsa la maggior parte del loro guscio di gas più esterno, scoprono i loro nuclei estremamente caldi. Di solito invece le stelle di tipo solare, quando attraversano la stessa fase evolutiva, perdono molta meno massa e perciò risultano meno brillanti nei raggi ultravioletti.
“Abbiamo osservato queste stelle nel momento del loro massimo fulgore, subito prima di diventare delle nane bianche” aggiunge Leo Girardi, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, che ha partecipato allo studio, i cui risultati sono stati annunciati durante l’American Astronomical Society meeting in corso ad Austin, nel Texas. “E’ noto che quella stessa regione della galassia di Andromeda è popolata da molte altre stelle simili che però si trovano nelle prime fasi della loro evoluzione, ma sono troppo deboli per essere rilevate da Hubble perché sono mescolate in un groviglio di altre stelle”.
Qual è allora il motivo che porta queste stelle ad evolversi in modo così differente dalle loro simili? Due sono le ipotesi proposte dagli astronomi. La prima e la più convincente è che questi astri abbiano una concentrazione di elementi chimici pesanti molto maggiore rispetto agli altri, caratteristica che renderebbe loro più agevole l’espulsione di materia nello spazio. Oppure che queste stelle blu si trovino in sistemi binari molto stretti, dove la loro compagna ha strappato ad esse una grande quantità del gas che costituiva il loro inviluppo originario. Per dare una risposta definitiva, il prossimo passo degli scienziati sarà quello di creare simulazioni al calcolatore per ricostruire quale sia lo scenario che meglio descriva il destino così particolare di queste stelle.